Riciclaggio, sigarette e terrorismo: 15 arresti per “minaccia alla sicurezza nazionale”
Si tratta di italiani e tunisini fermati a Palermo. Perquisizioni a Marsala, Trapani, Firenze ed Emilia Romagna
Le quindici persone, tra italiani e tunisini, fermate all’alba di oggi dalla Guardia di Finanza di Palermo nell’ambito di un’inchiesta sul traffico transnazionale di migranti dalla Tunisia, rappresentavano “una minaccia alla sicurezza nazionale”. Ne sono convinti i pm della Dda di Palermo che hanno firmato il provvedimento di fermo in seguito all’operazione battezzata “Scorpion fish”, con cui la Guardia di finanza di Palermo ha smantellato un’organizzazione criminale attiva tra la Tunisia e l’Italia e accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, contrabbando di sigarette e riciclaggio. Quindici i provvedimenti di fermo di indiziato di delitto a carico di italiani e tunisini ed eseguiti sequestri di beni e perquisizioni a Marsala, Trapani, Firenze ed Emilia Romagna. L’organizzazione, secondo gli inquirenti, era disponibile a trasportare nel Paese migranti potenzialmente pericolosi. Eseguito anche il sequestro di 10 auto e di due imbarcazioni utilizzate per i traffici illegali. Il gruppo criminale, capeggiato da pericolosi pregiudicati tunisini e con elementi italiani in posizione subordinata, e’ risultato particolarmente attivo nella gestione di affari tra la Tunisia e le coste del Trapanese.
Grazie all’utilizzo di veloci gommoni d’altura condotti da esperti scafisti, capaci di percorrere il tragitto anche in meno di quattro ore, sono state trasportate in Italia persone in grado di pagare il rilevante costo della traversata e introdotte in Italia sigarette di contrabbando. In prossimità delle spiagge e delle calette di approdo e’ stato fornito ai migranti un vero e proprio servizio “shuttle” fino alle basi logistiche dell’organizzazione, dalle quali gli immigrati – una volta rifocillati e forniti di vestiario – hanno potuto liberamente raggiungere le destinazioni desiderate. L’organizzazione smantellata, con l’estate ormai alle porte, sarebbe stata in grado di compiere almeno due traversate alla settimana tra la Tunisia e l’Italia. Soprattutto, si e’ mostrata pronta a svolgere la propria attivita’ illegale anche a favore di soggetti ricercati dalle autorita’ di polizia tunisine per la commissione di gravi reati o per avere possibili connessioni con formazioni di natura jihadista. Il gruppo, infatti, aveva programmato (ma non ancora attuato) l’illecito approdo sulle coste trapanesi, tra gli altri, di soggetti pericolosi in corso di individuazione, uno dei quali temeva, oltre che di essere arrestato dalla polizia tunisina, anche di essere respinto dalle autorita’ di polizia italiane (una volta giunto in Italia) per terrorismo.
Le indagini hanno dunque svelato un vero e proprio sistema illecito transnazionale, stabilmente operante tra la Tunisia e l’Italia, in cui ogni membro dell’organizzazione rivestiva un ruolo ben preciso occupandosi, a seconda dei casi, del reperimento delle “prenotazioni” e della raccolta degli importi dovuti per il viaggio, della movimentazione e della custodia del contante, del reperimento e dell’approntamento dei natanti utilizzati, della loro conduzione nelle traversate e, infine, del primo collocamento dei migranti e delle sigarette contrabbandate sulle coste siciliane. Ricostruite analiticamente l’organizzazione e l’esecuzione di cinque traversate. In un caso e’ stato possibile monitorare in “diretta” lo sbarco sulle coste trapanesi, riuscendo ad intercettare i 14 persone sbarcate e a sequestrare oltre un quintale di sigarette di contrabbando. Sono stati inoltre documentati ulteriori “viaggi” programmati – ma non andati a buon fine per controlli del territorio e in mare svolte dalle fiamme gialle – che, se ultimati, avrebbero portato nelle casse dell’associazione criminale oltre 100.000 euro di guadagni. Si ritiene che le sigarette, per lo piu’ di marche estere, siano state smerciate nei mercati rionali trapanesi e palermitani, al prezzo di non piu’ di 3 euro a pacchetto, con guadagni di oltre 17 mila euro ogni quintale contrabbandato. Ancora piu’ lucrosa l’attivita’ di favoreggiamento dell’illecito ingresso di tunisini sul territorio nazionale: ognuno pagava in Tunisia all’organizzazione, per arrivare in Italia, non meno circa 2.000-3.000 euro. Ogni viaggio, quindi, poteva generare complessivamente profitti anche fino a 40.000 euro, al netto del costo per lo “scafista” e il “navigatore”, generalmente ricompensati, rispettivamente, con circa 5.000 e 3.000 euro. Quando necessario il denaro raccolto in Tunisia veniva portato in Italia per “rifornire” di contanti i promotori dell’associazione criminale, perfezionando cosi’ vere e proprie operazioni di riciclaggio.