Riforma dei partiti al via alla Camera. Ecco cosa prevede il ddl

Riforma dei partiti al via alla Camera. Ecco cosa prevede il ddl
25 maggio 2016

La riforma dei partiti approda domani in aula alla Camera per la discussione generale. Il disegno di legge è stato promosso dal Pd, che ha anche nominato relatore un suo esponente, Matteo Richetti, ma poi il testo base su cui la commissione Affari costituzionali ha lavorato è frutto di una sintesi di ben 18 proposte di legge presentate da tutti i gruppi parlamentari. L’obiettivo è promuovere “la trasparenza dell’attività dei partiti, movimenti e gruppi politici organizzati e il rafforzamento dei loro requisiti di democraticità”.

OBBLIGO DI DEMOCRAZIA NEI PARTITI. Il primo principio che viene introdotto è l’obbligo di democrazia nella vita interna dei partiti. All’articolo 2 la legge stabilisce infatti: “La vita interna dei partiti, movimenti e gruppi politici organizzati e la loro iniziativa politica sono improntate al metodo democratico”.

TRASPARENZA. Previsti strumenti per garantire la trasparenza. Anche se non tutti i partiti sono tenuti ad avere uno Statuto è obbligatoria una “dichiarazione, con la sottoscrizione del legale rappresentante autenticata dal notaio, che indica i seguenti elementi minimi di trasparenza: il legale rappresentante del partito o del gruppo politico organizzato e la sede legale nel territorio dello Stato; gli organi del partito o del gruppo politico organizzato, la loro composizione nonché le relative attribuzioni; le modalità di selezione dei candidati per la presentazione delle liste”. Ogni iscritto potrà conoscere, nel rispetto della legge sulla privacy, chi sono gli altri iscritti, grazie al diritto di accesso alla consultazione dell’anagrafe degli iscritti. Diventa immediatamente pubblica, on line, anche la lista dei candidati per le elezioni della Camera dei deputati, per ciascun partito, movimento o gruppo politico organizzato.

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TRASPARENZA FINANZIAMENTI. La riforma dei partiti dedica un capitolo anche alla trasparenza dei finanziamenti. Nei rispettivi siti internet ciascun partito, movimento o gruppo politico organizzato, “che sia iscritto nel registro dei partiti politici ovvero che abbia all’inizio della legislatura almeno un rappresentante eletto alla Camera dei deputati”, deve essere “pubblicato in maniera facilmente accessibile l’elenco di tutti i beni immobili, i beni mobili registrati e gli strumenti finanziari, di cui siano intestatari i partiti, movimenti o gruppi politici organizzati medesimi. Tale elenco è aggiornato dal partito, movimento o gruppo politico con cadenza semestrale”.

OBBLIGO DI PUBBLICITA’ PER I FINANZIAMENTI. La legge prevede anche l’obbligo di pubblicità per i finanziamenti “di importo superiore 5mila euro percepite nel corso di ciascun anno. E riguardano non solo i partiti ma anche: gruppi parlamentari; membri del Parlamento nazionale, membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia; consiglieri regionali, metropolitani, provinciali e comunali; candidati, titolari di cariche di presidenza, di segreteria e di direzione politica e amministrativa nei partiti o movimenti politici a livello nazionale, regionale, metropolitano, provinciale e comunale. Le informazioni vanno comunicate ogni anno ad una apposita ‘Commissione per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici’ pena una “sanzione amministrativa pecuniaria pari a 30mila euro”. La legge introduce sanzioni amministrative pecuniarie ai partiti iscritti nel registro anche nel caso di mancata comunicazione alla Commissione dei propri rendiconti dei bilanci da 100mila a 200mila euro; in caso di mancata pubblicazione sul sito da 20 a 40mila euro; in caso di omissione di o di dati difformi rispetto alle scritture e ai documenti contabili la sanzione pecuniaria da 20 a 40mila euro.

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NORME ANTI-CASO PIZZAROTTI. La commissione ha approvato poi due emendamenti, presentati da Mazziotti di Celso (Sc), già ribattezzati anti-M5S perchè introducono obblighi che il Movimento ha finora rifiutato. Come quello che stabilisce che, in assenza di disposizioni diverse o di Statuto, si applicano le norme generali del codice civile che valgono per le associazioni.
Una previsione che potrebbe evitare altri ‘casi Pizzarotti’ perchè impone regole chiare sulle espulsioni, ossia decide l’assemblea degli iscritti. L’altro emendamento, spiega il suo autore, “prevede che in assenza di disciplina o di Statuto il simbolo appartiene al partito e le decisioni su di esso le prende l’assemblea degli iscritti”, questo, come è evidente, “riguarda il M5S ma anche tanti altri partiti che hanno avuto contenziosi giuridici sull’uso del simbolo”.

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