Riforma della Giustizia: la separazione delle carriere arriva in aula, ma Fi spiazza la maggioranza
Glia azzurri propongono modifiche al sorteggio dei membri del Csm ma fanno saper che se non verranno condivise dall’intera maggioranza sono pronti a ritirarle
Dopo sei mesi di intense discussioni in Commissione Affari Costituzionali, il ddl costituzionale che separa le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti è approdato in aula alla Camera. Il governo Meloni lo considera uno dei capisaldi della sua agenda per il 2025, ma l’accordo di maggioranza di non presentare emendamenti che potessero rallentarne l’iter è stato disatteso. Alle 12 di ieri, termine ultimo per la presentazione delle modifiche, tra le circa 180 proposte depositate – quasi tutte dall’opposizione – ne sono spuntate tre firmate da Forza Italia. Due di queste mirano a modificare il sistema di sorteggio ideato per selezionare i membri dei due nuovi Consigli Superiori della Magistratura e dell’Alta Corte disciplinare, introducendo una significativa deroga.
Il nodo del sorteggio
Secondo la proposta di Forza Italia, il sorteggio dovrebbe limitarsi ai soli membri togati, mentre per i componenti laici – un terzo del totale – rimarrebbero in vigore le disposizioni costituzionali attuali. In pratica, questi ultimi continuerebbero ad essere scelti dal Parlamento in seduta comune tra professori universitari di materie giuridiche e avvocati con almeno quindici anni di esercizio. Lo stesso criterio varrebbe anche per tre dei quindici giudici dell’Alta Corte disciplinare, cui il ddl assegna la giurisdizione sui procedimenti disciplinari a carico dei magistrati.
La divisione interna alla maggioranza
Fonti parlamentari di Forza Italia spiegano che la questione del mantenimento del ruolo centrale del Parlamento nella scelta dei membri laici del Csm era emersa fin dalle prime fasi di esame del ddl. Tuttavia, nonostante le discussioni, la maggioranza non è riuscita a trovare una sintesi su un dilemma che divide profondamente: “sorteggio o elezione?”.
Fratelli d’Italia, inizialmente perplessa, temeva che il sorteggio potesse essere percepito come un attacco frontale alla magistratura, già al centro di tensioni per altre riforme del centrodestra. D’altro canto, il sistema del sorteggio era stato pensato proprio per arginare, nell’ottica del governo, “lo strapotere delle correnti”. L’accelerazione imposta dal governo Meloni negli ultimi mesi del 2024 ha lasciato poco spazio a nuove mediazioni in Commissione, ma l’inatteso strappo di Forza Italia riapre un fronte caldo in aula.
Le reazioni
La mossa ha suscitato irritazione tra gli alleati. “L’accordo era di non presentare emendamenti in aula. Ora Forza Italia ne presenta due a sorpresa che stravolgono parte del testo e non siamo stati interpellati”, ha dichiarato un deputato leghista, sottolineando il malumore all’interno del Carroccio. Più concilianti i toni di Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati: “Se su alcuni punti specifici, come il sorteggio dei componenti laici del Csm, ci siano sensibilità diverse in maggioranza, ne discuteremo e troveremo, come sempre, la sintesi migliore”.
Prospettive e prossime tappe
Il dibattito si preannuncia teso. Tuttavia, Forza Italia ha già fatto sapere che, se le sue proposte non verranno condivise dall’intera maggioranza, i firmatari sono pronti a ritirarle. La partita politica si giocherà nelle prossime settimane: oggi l’aula si esprimerà sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata dal Movimento 5 Stelle, mentre le votazioni sugli emendamenti non inizieranno prima della prossima settimana.
Intanto, il governo osserva con attenzione. La riforma Nordio rappresenta una prova di forza per l’esecutivo Meloni, deciso a portare a termine il progetto entro l’anno prossimo. Tuttavia, il clima di incertezza interna alla maggioranza potrebbe rallentare il percorso di un testo che, nelle intenzioni iniziali, doveva procedere spedito verso l’approvazione.