Riforma prescrizione slitta a martedì. In Senato maggioranza azzoppata, assenze Ap

LE RIFORME Il capogruppo Pd Zanda: “Non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima. Non si dia significati politici”

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senato_vuoto-fotoManca per tre volte il numero legale in aula del Senato e l’esame del ddl di riforma del processo penale, che contiene anche la nuova disciplina sulla prescrizione, slitta alla settimana prossima. Come inizio non è dei migliori. Il provvedimento aveva ripreso proprio oggi il suo iter parlamentare in aula dopo la pausa estiva e soprattutto dopo l’accordo di maggioranza raggiunto prima dell’estate sulla prescrizione. Ma sull’inciampo di questa mattina intervengono subito i senatori del Pd, in primis il capogruppo Luigi Zanda per chiarire: “Non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima. Non si dia significati politici a un fatto che non li ha”. Il malumore però non viene dissimulato. A mancare in mattinata in aula sono stati soprattutto i senatori della maggioranza. E in particolare i senatori centristi. Così, se nel corso delle sospensioni dell’aula sono arrivati alla spicciolata vari senatori del Partito democratico, alla fine all’appello mancavano soprattutto quelli di Area popolare. Alla terza verifica il numero legale non è stato raggiunto per soli due voti. Anzi in realtà per uno soltanto, perchè il senatore dem Roberto Cociancich era presente e per sbaglio non ha votato. “E’ brutto a dirlo, ma in realtà credo che si tratti soltanto di sciatteria parlamentare – hanno commentato diversi senatori in transatlantico – oggi è giovedì e tutti si sono approntati al rientro per il week end. Il che è anche peggio rispetto a possibili dissidi di tipo politico…”.

Da fonti di Area popolare si conferma che l’intesa di maggioranza sulla prescrizione non è in discussione, si esclude ogni lettura politica dell’accaduto e si ricorda come soltanto due giorni fa c’è stata la direzione nazionale del Ncd e tutto appariva quanto mai tranquillo su questo fronte. Meno tranquille appaiono invece le acque in casa Pd, dove uno dei due relatori del provvedimento, Felice Casson, ha riproposto per l’aula la sua versione della prescrizione, in dissonanza dalla formula concordata tra Pd e Ap, scatenando malumori e anche voci di un possibile voto di fiducia sul provvedimento per metterlo al riparo dall’eventualità di agguati in aula. I termini della prescrizione proposti da Casson coincidono infatti con quelli da sempre sostenuti da M5S, mentre sul fronte delle opposizioni, contrari alla prescrizione così come delineata dall’intesa di maggioranza, oltre a quelli di Fi e Lega Nord vanno aggiunti anche i voti dei senatori di Ala, che in questo caso non spalleggiano maggioranza e governo ma contrastano strenuamente il provvedimento (il capogruppo Ciro Falanga è il firmatario di due pregiudiziali di costituzionalità ex art.3 ed ex art.111). Ecco che l’ipotesi di un voto di fiducia, oggettivamente sul campo, è tutta da verificare, e nelle mani di Renzi.