Riforma processo torna in aula, battaglia su intercettazioni

Alla Camera torna in aula l’annosa battaglia sulle intercettazioni: domani pomeriggio infatti inizierà l’esame della riforma del processo penale che tra i 34 articoli del testo contiene la norma già bollata come “il nuovo bavaglio”. Si tratta di una delega al governo a rivedere la disciplina degli ascolti. “Una delega in bianco”, secondo M5s che annuncia lotta dura dentro e fuori dal Parlamento contro “una delle più vergognose riforme della giustizia di questi due anni e mezzo di legislatura”. Mentre il Pd scende in campo a difesa del ddl, accusa i pentastellati di strumentalizzare e assicura che non ci sarà alcun bavaglio, né giro di vite.

“Nemmeno Silvio Berlusconi era arrivato a fare tanto e ora il governo Renzi e il Nuovo centrodestra ce la stanno facendo”, accusa Vittorio Ferraresi, capogruppo M5S in commissione Giustizia e relatore di minoranza, in una conferenza stampa a Montecitorio con la sua collega Giulia Sarti e il presidente dell’ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, che raccoglie l’allarme dei pentastellati. A preoccupare è anche la norma che prevede una nuova fattispece penale (punita con la reclusione da 6 mesi a 4 anni) a carico di quanti diffondano il contenuto di conversazioni fraudolentemente captate, col fine di recare danno alla reputazione. E non basta a placare gli animi l’emendamento presentato da Walter Verini (Pd) per escludere la punibilità quando le registrazioni o le riprese sono utilizzabili nell`ambito del diritto di cronaca oltre che nell`ambito di un procedimento amministrativo o giudiziario o per l`esercizio del diritto di difesa. Secondo Ferraresi “l’emendamento è di difficile interpretazione, non chiaro, non risolve i problemi”. Solo “inutili e ingiustificati allarmismi”, dice Verini secondo il quale “parlare di bavaglio è fuori luogo”.

“L’obiettivo – spiega il capogruppo dem in Commissione – è una giustizia più giusta ed efficace e la garanzia della certezza pena. E’ anche da qui che passa la strada per disegnare una Italia migliore”. Anche David Ermini, responsabile Giustizia del Pd, punta il dito contro i pentastellati: “Né giro di vite sulle intercettazioni né norma bavaglio. E` un gran polverone quello sollevato dai 5S ed è brutta la strumentalizzazione di temi così delicati”. Ma per il Movimento 5 Stelle la riforma del processo penale “lede anche i diritti dei cittadini, degli imputati e dei magistrati” perché prevede che “al termine di durata massima delle indagini preliminari il pm abbia tempo 3 mesi per decidere se chiedere l’archiviazione o esercitare l’azione penale. Se non lo farà l’indagine sarà avocata”. Una “vera e propria tagliola”, accusa Ferraresi. Tuttavia, il ddl firmato dai ministri della Giustizia, Andrea Orlando, dell’Interno, Angelino Alfano e dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dopo un esame di sei mesi in commissione Giustizia, arriverà al voto finale dell’assemblea in prima lettura in settimana nonostante i 300 emendamenti: i tempi infatti sono contingentati visto che il provvedimento era approdato in aula proprio alla vigilia della pausa estiva lo scorso 27 luglio.

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