Riforma, tanta confusione nessuna certezza

Continua la telenovela sulla riforma delle Province. Ieri, all’Assemblea regionale siciliana, l’ennesima puntata. C’è di certo che la bozza legislativa, ogni qual volta ritorna in Aula, appare sempre più sconclusionata. Emendamenti che arrivano in ritardo, riscritture, bagarre, polemiche, uno scenario che va avanti da circa dieci giorni e che ha mandato in soffitta la bozza licenziata dalla commissione competente. Tuttavia, una tappa, ieri, è stata raggiunta. L’Ars ha chiuso la discussione generale, votando il passaggio agli articoli; l’esame dell’articolato, riscritto dal governo dopo il vertice con la maggioranza. Il termine per gli emendamenti, invece, è stato fissato alle 12 di oggi, mentre per i sub-emendamenti c’è tempo fino a lunedì prossimo. Si ritornerà in Aula, martedì alle 16.

Soddisfatti il presidente del gruppo Pd, Baldo Gucciardi, e Antonello Cracolici, presidente della commissione Affari istituzionali all’Ars. “Il presidente dei Consorzi dei Comuni sarà eletto dai sindaci e da tutti i consiglieri comunali dei Comuni aderenti – affermano -. Abbiamo lavorato in questa direzione e adesso il governo ha accolto la proposta, inserendola nel proprio emendamento”. Altra musica suona dall’opposizione. Secondo Vincenzo Vinciullo, deputato Ncd, “sulla riforma delle province in Sicilia il governo cambia troppo spesso idea”. Il seguace di Alfano, tra l’altro, è convinto che “questa legge è a rischio impugnativa e dannosa” e che “senza un accordo tra le forze politiche sarà difficile approvare questo ddl”. Vedremo. Pirandelliano, invece, appare il comportamento dei Grillini. In sostanza, hanno detto sì alla riforma, ma il neo capogruppo M5S, Francesco Cappello, non sembra tanto persuaso. Dice: “Mentirei se dicessi che questa è la riforma che volevamo. Noi avevamo condiviso l’ispirazione originaria del governo. Tuttavia, crediamo che dietro le città metropolitane ci sia una trappola”. La confusione regna sovrana.

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