Riforme, avanti tutta con i voti di Verdini

Riforme, avanti tutta con i voti di Verdini
2 ottobre 2015

di Enzo Marino

La riforma costituzionale tanto cara al premier Matteo Renzi procede nell’aula del Senato nonostante la dura battaglia ostruzionistica delle opposizioni. Ieri la maggioranza ha incassato il si’ all’articolo 1 con ben 172 voti e soprattutto conferma di avere il sostegno dei verdiniani sulle questioni piu’ delicate come l’emendamento ‘canguro’ che ha velocizzato l’iter del provvedimento su cui i voti sono saliti a 176. E il primo a sottolinearlo spargendo ottimismo proprio nelle ore piu’ tese a palazzo Madama e’ stato il premier-segretario: “Con la vittoria sull’articolo uno e l’accordo sul 2 comma 5”, ha spiegato Renzi ai suoi, “il passaggio piu’ difficile e’ stato brillantemente superato e si fa un grande passo avanti”. Dopo diversi giorni di tensione con la presidenza del Senato poi oggi c’e’ stato anche il disgelo siglato da un colloquio a quattr’occhi tra Pietro Grasso e la ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi. Un disgelo che ha rinfocolato gli attacchi delle opposizioni alla seconda carica dello Stato accusata non solo dai grillini ma perfino da Fi di creare “pericolosi precedenti”.

Sara’ stato un caso, infatti, ma poco dopo aver fatto trapelare l’ipotesi di un emendamento del governo sull’articolo 2 per evitare i voti segreti la stessa Boschi e palazzo Chigi hanno corretto il tiro: “Non ci sara’ nessun emendamento del governo all’articolo 2 della riforma costituzionale – e’ stata la linea dettata dall’esecutivo -. Un emendamento del Governo caricherebbe la questione tecnica di significato politico e dovrebbe costringere il Governo stesso a un voto segreto o a porre la questione di fiducia. E Renzi non ha alcuna intenzione di farlo”. Una mano pero’ l’ha data anche Grasso annunciando alla ripresa della seduta che i voti segreti saranno molti meno di quelli previsti inizialmente e su cui gia’ si stava esercitando il pallottoliere di maggioranza e opposizione con il calcolo dei possibili franchi tiratori e anche dei possibili soccorsi ‘azzurri’ o meno. Alla fine oggi il voto segreto potrebbe essere uno soltanto e se sciogliera’ il nodo dell’elezione del Capo dello Stato il Pd potra’ contare di certo anche sui voti della sua minoranza, come ha lasciato intendere Vannino Chiti chiedendo di riaprire una trattativa sull’articolo 21. Anche calcolando i tre dissidenti considerati ormai ‘persi’, ossia Tocci, Mineo e Casson, e con qualche assenza strategica, che non manca mai, l’obiettivo della maggioranza in Aula dovrebbe essere alla portata di Renzi.

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