Riforme, due verdiniani sospesi. Ma al Senato è ancora caos

Riforme, due verdiniani sospesi. Ma al Senato è ancora caos
6 ottobre 2015

I verdiniani Lucio Barani e Vincenzo D’Anna sono stati sospesi per cinque giorni dalle sedute del Senato sulla riforma costituzionale, per i gesti sessisti all’indirizzo delle colleghe dei 5 stelle. La maggioranza supera anche lo scoglio del secondo voto segreto, ma a Palazzo Madama il ddl Boschi procede ancora nel caos, provocato dalle opposizioni che ora se la prendono con il presidente del Senato. Pietro Grasso, dal canto suo, ha cercato di destreggiarsi, regolamento alla mano, per superare le sempre nuove tecniche ostruzionistiche messe in atto dal ‘regista’ Roberto Calderoli. La giornata è iniziata con una lunghissima riunione del consiglio di presidenza, che ha visionato tutti i filmati della seduta di venerdì scorso per decidere se i due senatori di Ala erano effettivamente colpevoli di aver fatto quei gesti sessisti di cui erano accusati.

E’ passata la proposta di Grasso: cinque giorni di sospensione a D’Anna e Barani e uno anche al grillino Alberto Airola, per il comportamento tenuto il giorno prima. Censurata pure la Lega Nord. Ci sarà un’altra riunione per decidere altre sanzioni sugli episodi del primo ottobre. Protestano i grillini, che parlano di “olio di ricino” somministrato da Grasso. Alla ripresa, alle 17, il clima però si surriscalda rapidamente: Calderoli fa scattare il suo ‘gambero’, ritira emendamenti e li trasforma in ordini del giorno, perché i tempi a disposizione del suo gruppo come di quello dei M5s è ormai agli sgoccioli e perché in questo modo evita di far scattare il ‘canguro’ su tutti gli emendamenti simili. Ma il presidente del Senato lo blocca sul nascere, richiamandosi al regolamento e al suo potere di gestire le votazioni in Aula. Lo scontro quindi si sposta dal governo a Grasso, con attacchi sempre più polemici da parte di Lega e M5s.

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Tanto che Grasso alla fine censura un senatore della Lega, Stefano Candiani, dopo averlo minacciato di espulsione. Nel caos delle votazioni, che orami avvengono sui faldoni elettronici e non più cartacei vista la mole di miglia di emendamenti, il capogruppo di Fi, Paolo Romani, propone di mettere fine alla ‘batracomiomachia’, alla guerra tra gamberi e canguri, per cercare un’intesa politica sui due punti rimasti aperti, ossia la norma transitoria per l’elezione dei senatori e l’elezione del presidente della Repubblica. “L’intesa politica non spetta al presidente del Senato”, spiega Grasso. Ma neanche dai banchi del governo arriva una parola chiarificatrice. Ancora nessun segnale, dicono anche dalla minoranza dem che aspetta una risposta sui due punti aperti. I lavori procedono quindi senza nessuna novità sul fronte dei contenuti. E’ passato l’articolo 6 della riforma che introduce lo statuto delle opposizioni nel regolamento della Camera dei deputati. La maggioranza e il governo sembrano soddisfatti per aver superato indenni anche oggi un voto segreto: 160 a 107, con due astenuti che valgono voto contrario, 55 lo ‘spread’ con la minoranza, anche senza i voti di D’Anna e Barani. E mancavano ben 6 assenti “giustificati”, fanno sapere, tra Pd e Ncd.

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