Riforme, maggioranza supera primo test. Grasso nell’angolo

Riforme, maggioranza supera primo test. Grasso nell’angolo
Pietro Grasso
30 settembre 2015

di Enzo Marino

E’ stata la “giornata delle sorprese”, come a tarda sera ha ben sintetizzato il capogruppo azzurro, Paolo Romani. Una definizione azzeccata per una difficile e laboriosa seduta che ha segnato l’avvio delle votazioni al Senato sul ddl riforme. E che ha registrato questa volta un punto a favore del governo e della maggioranza. Al termine di un lungo braccio di ferro sul filo del regolamento e delle tecniche parlamentari l’esecutivo ha portato a casa la possibilità di inserire il supercanguro all’art.1 e far piazza pulita in un sol colpo di tutti gli emendamenti presentati. La seduta di oggi ha confermato il clima di grande nervosismo e di diffidenza che ha caratterizzato fin qui l’esame del ddl Boschi. Con le parti in campo inizialmente ferme nelle proprie posizioni: il presidente Grasso determinato a difendere la propria terzietà e a garantire i diritti delle opposizioni, sia pure in un perimetro ragionevole ed accettabile per maggioranza ed esecutivo, ed il governo fortemente preoccupato della tenuta degli impegni dichiarati e determinato a mettere in campo ogni mezzo possibile per spianare l’approvazione il più rapida possibile della riforma. E con i minori rischi per la maggioranza. Tanto preoccupato che in serata ha messo nell’angolo Grasso, costringendolo di fatto a sminare il terreno da ogni insidia e spianare il campo all’emendamento Cociancich, l’arma estratta a sorpresa per introdurre il supercanguro che cancellerà tutti i voti agli emendamenti all’art.1. Il voto aprirà i lavori dell’aula domani mattina.

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Ma prima di giungere a tale risultato, quello a cui si è assistito in aula del Senato è stato un vero e proprio percorso ad ostacoli, disseminato di trappole procedurali e di contromisure, in un crescendo di colpi di scena. Per culminare appunto nell’apparizione dell’emendamento Cociancich, assurto a protagonista nell’odierno dibattito parlamentare sulle modifiche alla nostra Costituzione. Dopo la scure fatta calare ieri sui 75 milioni di emendamenti di Calderoli, con un taglio che ne ha però lasciato in vita quasi 400 mila, Grasso con una serie di decisioni aveva continuato a dare corpo anche oggi ai timori più cupi di governo e maggioranza. Come prima cosa Grasso confermava la decisione di procedere nell’esame del ddl articolo per articolo, a cominciare dal numero 1, dichiarando emendabile solo il comma 5 dell’articolo. Una bella notizia per la maggioranza, per la corposa sfoltita alle proposte (tra art.1 e 2 ne erano rimaste 1.200). Purtroppo tra i numerosi emendamenti cassati da Grasso rientrava anche il famoso “emendamento Eposito”, il padre del super-canguro nell’esame del ddl sulla legge elettorale. Di fatto uno schiaffo alle attese dell’esecutivo. Che subito dopo ha dovuto prendere atto che la decisione di Grasso di procedere nell’esame del ddl articolo per articolo, a cominciare dal primo, concretizzava i suoi timori sui voti segreti. Grasso ne dichiarava ammissibili ben 19, altrettanti giri di roulette russa per il governo e la maggioranza. Che non ha avuto remore a spianare, nella sorpresa pressocchè generale, anche di molti senatori Pd e senz’altro del presidente Grasso – assicurano ambienti vicini alla presidenza -, l'”emendamento Cociancich”. Di fatto si tratta di un emendamento identico, nella sostanza, all’emendamento Finocchiaro, quello della maggioranza, ma che grazie alla sua formulazione (sostitutivo di tutto il comma 5 dell’art.1) consente, quando approvato, l’automatica decadenza di tutti gli emendamenti successivi, compresi e soprattutto quelli con i voti segreti.

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Grasso ha accolto “livido” la notizia dell’emendamento Cociancich, come ha avuto modo di sottolineare in aula il senatore M5S, Giovanni Endrizzi, mentre sull’emendamento si apriva un dibattito feroce. Sono volate parole grosse in un clima incandescente. Ecco che per Calderoli “la truffa si ripete”, con riferimento all’emendamento Esposito, per Cinzia Bonfrisco (Cr) si tratta di “volgare macelleria parlamentare”, per Giovanni Endrizzi (M5S) era un “segreto da mantenere” per nascondere un atto di massima scorrettezza, per Paolo Romani (FI) una “burla al Parlamento di cui vergognarsi”. Mario Mauro (Gal) invitava la maggioranza a “votasi da sola questa Costituzione del Pd”, per arrivare a Tito Di Maggio (Cr) che battezzava Cociancich “un jihadista della maggioranza” che però “non ha neppure il coraggio di farsi esplodere da solo, ma preferisce far esplodere il dibattito” e la Costituzione. A chiudere la discussione un Luigi Zanda, capogruppo del Pd, paonazzo in volto che a pieni polmoni, per avere la meglio sul subbuglio dell’aula urlava: “Voi non la volete questa riforma, ma noi la voteremo. Noi la voteremo! Non meritate questo dibattito”. Gli farà eco, a stretto giro, il premier Renzi, che al Tg3 prometteva: “Non ce la faranno, la riforma arriverà in porto. Checchè ne dicano quando ci sono ancora 380 mila emendamenti da votare credo si possa parlare di tutto tranne che di mancanza di diritti dell’opposizione”. Un segnale importante, soprattutto alla luce di quanto succederà poco dopo in aula. L’ultima “sorpresa”, come l’ha definita Romani. Con Grasso di fatto costretto a ricorrere ad argomentazioni regolamentari per difendere, forte anche di un voto positivo dell’aula, la decisione di escludere dal voto segreto l’unico emendamento che aveva dichiarato ammissibile sotto questo profilo. L’unico possibile rischio per la maggioranza. E Calderoli che non rinunciava a dirlo forte e chiaro in aula: “Oggi si certifica che la maggioranza non è sicura dei numeri sulle votazioni segrete”.

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