Riforme e stipendi dei parlamentari, proteste in piazza e in Aula. Scontro governo-Ue su bilancio
SETTIMANA POLITICA Domani approdera’ alla Camera la proposta di legge dei Cinquestelle sul dimezzamento compesi onorevoli
Il Pd in piazza per il Si’ al referendum, le modifiche all’Italicum e la battaglia dei 5 Stelle alla Camera sul taglio degli stipendi dei parlamentari. Sono i tre temi all’ordine del giorno dell’agenda politica della prossima settimana, a cui si aggiunge la tensione tra governo e Ue sulla legge di Bilancio. In attesa del via libera di Bruxelles alla manovra del governo e, soprattutto, delle possibili ‘osservazioni’ dell’Ue sul documento, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha subito messo in chiaro: “la legge di Bilancio c’e’ e non cambia”. Reduce dal summit europeo, Renzi ha spiegato che “se l’Europa avra’ le proprie considerazioni da fare volentieri ascolteremo, discuteremo, ma la sostanza della manovra non cambia. Alla Ue non abbiamo chiesto alcun tipo di flessibilita’”. Il premier ha quindi rivendicato “i due miliardi in piu’ alla Sanita’”, le misure a sostegno delle imprese e il superamento del “modello vampiresco di Equitalia”. Insomma, “se c’e’ procedura di infrazione, questa deve essere fatta per i Paesi che non rispettano le decisioni sui migranti”. La settimana politica sara’ scandita da due diverse mobilitazioni, una del Pd e l’altra dei 5 Stelle. Il segretario e presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sabato 29 ottobre chiamera’ a raccolta tutto il partito per la manifestazione a piazza del Popolo.
Una mobilitazione a favore del Si’ al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, necessaria perche’ “questa battaglia e’ semplicemente decisiva”, ha scandito il premier, che nell’annunciare la manifestazione ha spiegato: “Sabato siamo in piazza per un grande evento dal titolo ‘Un’Italia piu’ forte per un’Europa piu’ giusta’. Ci riprenderemo la piazza, lanciando alcune proposte concrete per il futuro dell’Italia e dell’Europa”. Renzi ha esortato il popolo del centrosinistra e del Pd a non mancare all’appuntamento: “Ritorniamo in piazza, tiriamo fuori le nostre bandiere, raccontiamoci l’orgoglio di far parte della piu’ grande comunita’ politica europea. Dove ci si confronta e si litiga, dove si discute e si vota, ma senza guru che decidono per noi”, ha sottolineato in una lettera. In attesa di sabato, e’ gia’ pronta la locandina dell’evento: “La piazza e’ del Popolo”, recita il manifesto che richiama il nome della location prescelta, da sempre luogo romano del popolo della sinistra e recentemente ‘espugnata’ dal Movimento 5 Stelle, che l’ha scelta in due diverse occasioni: nel 2015 per ‘La notte dell’onesta” e come palcoscenico della chiusura della campagna elettorale per le amministrative di quest’anno.
L’altra mobilitazione riguarda proprio i 5 Stelle: domani, lunedi’ 24 ottobre, approdera’ in Aula alla Camera la proposta di legge, a prima firma della pentastellata Roberta Lombardi, sul dimezzamento degli stipendi dei parlamentari (non potranno percepire piu’ di 5 mila euro di indennita’, recita la proposta). Un testo licenziato dalla commissione senza mandato al relatore e senza esame degli emendamenti e che, quindi, e’ destinato a non avere vita facile. Il tema del taglio dei costi della politica si intreccia ai temi contenuti nella riforma costituzionale: i 5 Stelle rivendicano la loro iniziativa e accusano il Pd di voler “salvare la casta”. Ma il Pd non ci sta e replica: votare No al referendum equivale a voler lasciare le cose cosi’ come stanno. Per i dem la richiesta di voto sul testo Lombardi prima del risultato del referendum che, tra l’altro, elimina gia’ i costi delle indennita’ dei senatori – e’ la linea dei vertici del Nazareno – e’ una mossa “demagogica”. Insomma, si preannuncia un duro scontro a Montecitorio, con la possibile presenza dello stesso Beppe Grillo, che ieri ha mobilitato le ‘truppe grilline’ esortandole ad essere presenti: “Lunedi’ tutti in tribuna alla Camera a vedere cosa fara’ il Pd”. Sempre sul fronte referendum, dopo la decisione del Tar del Lazio che ha dichiarato inammissibile “per difetto assoluto di giurisdizione” il ricorso presentato da Sinistra italiana e Movimento 5 Stelle contro il quesito referendario e il decreto del governo che ha indetto la consultazione popolare, si attende ora il pronunciamento del Tribunale di Milano, che dovrebbe arrivare giovedi’ prossimo, 27 ottobre, in merito all’istanza presentata dall’ex presidente della Consulta, Valerio Onida.
Infine, l’Italicum: la scorsa settimana si e’ riunita per la prima volta la Commissione del Pd che deve lavorare sulle modifiche, voluta dal segretario Renzi e composta dai capigruppo, il presidente del partito, il vicesegretario e l’esponente della minoranza Cuperlo. La commissione dovrebbe tornare a riunirsi nei prossimi giorni, ma le divisioni interne non mancano e il cammino si prospetta accidentato. Il primo ‘scoglio’ da superare, infatti, riguarda gia’ il metodo di lavoro: la minoranza dem vorrebbe che si mettesse nero su bianco un testo di proposta da incardinare subito in Parlamento (senza attendere il referendum del 4 dicembre), sul quale il premier “metta la faccia” e da sottoporre poi alle altre forze politiche. La maggioranza, invece, vorrebbe partire proprio dal confronto con gli altri partiti, e solo dopo arrivare alla stesura di un testo. Al di la’ delle rispettive posizioni, un ruolo determinante lo gioca il ‘fattore tempo’: un’intesa va raggiunta entro sabato, quando il Pd scendera’ in piazza. La sinistra dem, in caso di ‘rottura’, potrebbe disertare la manifestazione.