“Stiamo lavorando. Stiamo lavorando molto. Ci sono diversi indizi lasciati dagli aggressori; le immagini di alcune telecamere di sorveglianza; molte segnalazioni di cittadini e di alcuni testimoni”. Da cinque giorni tutti gli uffici della questura di Rimini, la squadra Mobile e i colleghi dello Sco, Servizio centrale operativo, sono sulle tracce dei quattro giovani che, la notte tra venerdì e sabato, sulla spiaggia a Miramare, dopo aver malmenato e immobilizzato un turista polacco hanno violentato a turno la compagna di 26 anni e, qualche ora più tardi, un trans peruviano lungo la statale. Per qualcuno i quattro malviventi – probabilmente di origine nordafricana secondo la ricostruzione degli inquirenti – hanno le ore contate. Ma chi coordina le indagini, il procuratore Paolo Giovagnoli, è più cauto. Gli aggressori potrebbero essere ancora a Rimini, per questo la polizia sta battendo a tappeto tutti i casolari abbandonati, così come gli appartamenti in periferia utilizzati da immigrati come alloggio anche solo per qualche notte. Oltre una dozzina le persone accompagnate in mattinata in questura per essere ascoltati dagli inquirenti.[irp]
Si lavora sulla impronte lasciate su una bottiglia di birra utilizzata per ferire il giovane polacco, ritrovata sulla spiaggia all’altezza del bagno 130 di Miramare, dove si è consumata la violenza. E a ore arriveranno gli esiti degli esami del Dna che potrebbero aiutare nell’identificazione di chi ha abusato della ragazza e del trans. Da giorni sono allertate tutte le questure emiliano-romagnole perché si teme che gli aggressori possano aver trovato un appoggio da conoscenti. Nonostante il profilo di almeno due dei quattro malviventi recuperato dagli spezzoni dei video delle telecamere di sicurezza sia nitido, la polizia ha smentito di aver diffuso l’identikit dei ricercati: “Non esiste, si tratta di fake che circolano sui social” spiegano dalla questura. Le condizione di salute dei due turisti polacchi sono migliorate (il ragazzo è stato operato al setto nasale), ma sono ancora ricoverati all’ospedale “Infermi” di Rimini. Gli hanno fatto visita alcuni parenti, il vicesindaco romagnolo Gloria Lisi, il viceconsole polacco Bartosz Skwarczynski, e alcuni funzionari polacchi che hanno aperto un’inchiesta parallela e lavorano accanto ai colleghi italiani.[irp]