Rinsecchito ma famoso, quanto contò allora l’italianità di Oetzi
Nel 2021 sono 30 anni dal ritrovamento della celebre mummia VIDEO
Un cadavere dall’aspetto rinsecchito. Ma, suo malgrado, Oetzi, con i suoi 5.300 anni circa, resta la mummia più famosa e studiata al mondo, la quale ogni anno attira migliaia di visitatori al Museo archeologico dell’Alto Adige a Bolzano. Forse è per il suo aspetto poco piacevole che davanti alla teca dove è esposta la salma, che risale all’Età del Rame, la fila scorre velocemente, anche ai tempi degli ingressi contingentati di questa estate pandemica.
Il Museo, per far fronte ai suoi grandi flussi, purtroppo dimezzati per rispettare il distanziamento (attualmente è consentito un massimo di 160 visitatori alla volta), ha creato una “sedia virtuale”, dando ai turisti la possibilità di non perdere tempo in fila e presentarsi in un orario prestabilito. Oetzi riposa nella sua cella a -6 gradi centigradi e quasi 100% di umidità, un ambiente che riproduce le condizioni naturali del ghiacciaio e che permette non solo di conservarlo, ma anche di esporlo al pubblico. Da vivo infatti era alto 1 metro e 60 e pesava 50 chili, oggi ha “perso” 6 centimetri (1,54 centrimetri) e pesa appena 13 chilogrammi (al suo ritrovamento ne pesava 15). Per questo, ogni due mesi circa, sull'”Uomo venuto dal ghiaccio” viene effettuato un trattamento con acqua sterilizzata, per mantenere l’umidità corporea e prevenire il rischio di essiccamento.
Era il 19 settembre 1991, l’anno prossimo saranno 30 anni, quando due escursionisti, i coniugi tedeschi Erika ed Helmut Simon, ritrovarono casualmente dei resti umani perfettamente conservati ai piedi del ghiacciaio Similaum, nella Val Senales, al confine con la valle austriaca Oetztal. Un ritrovamento sensazionale, si capirà poco dopo, che fu oggetto prima di una contesa tra Italia e Austria (inizialmente il reperto fu portato a Innsbruck e restituito solo 8 anni dopo), con tanto di rimisurazione dei confini – alcuni residenti ricordano che l’allora presidente della provincia autonoma di Bolzano – Luis Durnwalder (1989-2014) – si recò sul posto con tanto di metro alla mano per dimostrare che Oetzi era stato ritrovato in territorio italiano, allora sì era importante rivendicare che fosse Italia e lo era al 100% (per soli 96 metri); e poi di una disputa legale tra la provincia autonoma di Bolzano e i Simon, che si concluse solo il 30 agosto del 2010, quando Durnwalder versò un rimborso simbolico di 175.000 euro agli scopritori.
Anche se la denominazione scientifica ufficiale è “mummia tardo-neolitica del ghiacciaio Tisenjoch, Comune di Senales (Alto Adige)”, l’uomo, probabilmente un pastore, che alla sua morte avrà avuto sui 40 anni, viene chiamato da tutti “Oetzi”. Il nome, ora un marchio protetto, è stato inventato da un giornalista viennese, Karl Wendl, che cercava un nomignolo simpatico e ha associato la Oetztal, nome della vallata austriaca che confina con la Val Senales (Alto Adige), dove è stato ritrovato, a Yeti, creando Oetzi, che alla fine, quello sì, è 100% tirolese.