Cultura e Spettacolo

Riondino perfido Woland ne “Il Maestro e Margherita” all’Eliseo

Assomiglia al Joker del film “Il cavaliere oscuro” il perfido Woland de “Il Maestro e Margherita” che Michele Riondino interpreta nello spettacolo all’Eliseo fino al 3 febbraio. Un’impresa complicata quella di portare in scena l’opera di Bulgakov, che unisce diversi piani di racconto, toni e registri differenti, molti temi universali come l’amore e il potere. Una sfida perfettamente riuscita grazie alla riscrittura di Letizia Russo, alla regia di Andrea Baracco e alla bravura degli attori, Riondino in testa.

“Io ho cercato di rimanere su un’idea collettiva di Satana, parendo dalla descrizione di Bulgakov, quindi questo Woland nobile dalle maniere gentili, elegante, che arriva a intromettersi in questa discussione fra due moscoviti e partendo da lì ho immaginato un diavolo che perdesse man mano che lo spettacolo va avanti le sembianze umane, cercare quindi di scarnificare l’uomo, togliere gli strati dell’umano per renderlo poi bestiale nel finale. C’ho provato insomma”.[irp]

Il regista spiega: “Abbiamo cercato di capire quali erano i colori fondamentalmente delle varie storie, delle tre storie, delle tre macrosrtorie, e quindi siamo andati a fondo a questi colori in maniera anche a volte disorganica perché proprio nel romanzo di Bulgakov credo che la bellezza sia proprio il fatto che apparentemente parla tanti stili diversi e tante lingue diverse. Quindi il tentativo è stato di far parlare queste lingue diverse anche teatralmente, quindi si passa dal comico al tragico al melodrammatico, al poetico, al buffo, al ridicolo”.

Le vicende del Maestro, in manicomio dopo aver bruciato il suo libro perché rifiutato dal Massolit, il racconto della Passione di Gesù da parte di Ponzio Pilato e l’amore tra lo scrittore e Margherita, prima naufragato e poi vendicato grazie all’arrivo di Woland e degli strani personaggi che lo accompagnano, sono perfettamente amalgamate. Francesco Bonomo interpreta sia il Maestro che Ponzio Pilato, Federica Rosellini è Margherita. “La sfida è stata tenerlo in equilibrio tra un cliché di un matto e una persona che vedi che, lucidamente, per un dolore, per una ferita grandissima, decide di andare tra i matti”. “La mia domanda grande è stata: raccontando adesso, in questi anni, questa storia, come può essere effettivamente per Margherita quel ritorno, di un uomo che la ha abbandonata dopo tutta quella trasformazione che è stata, che è stato quel viaggio?”.

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redazione