Riparte battaglia sulle riforme. Renzi tiene duro: su Senato non torno indietro

TORMENTI DEMOCRATICI E i renziani avvertono: “Se vogliono farci cadere, dopo c’è solo voto” 

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Che si debba tornare a votare sull’elettività del Senato ancora non è sicuro, ma la guerra di nervi tra Matteo Renzi e la minoranza Pd di palazzo Madama è già ripartita. E per ora nessuno si schioda dalle proprie posizioni. Per i ribelli Dem, che al Senato vantano numeri consistenti, “visto che è stato approvato l’Italicum, bisogna bilanciare i rapporti con un Senato eletto”. Per il premier, tutto quello che è già stato votato anche dalla Camera, non si modificherà più. E in particolare proprio il principio del Senato non elettivo. Posizioni inconciliabili, che se non si troverà l’accordo politico auspicato anche dal presidente del Senato Pietro Grasso, dovranno trovare un punto di caduta quando il provvedimento sbarcherà in Aula. Stante che – a fronte delle centinaia di migliaai di emendamenti presentati – la Commissione Affari Costituzionali si limiterà a inviare il provvedimento all’Aula senza esaminarlo. Al ministero delle Riforme aprono solo a “piccoli aggiustamenti”, tenendo fermi due punti: “Non si può ricominciare daccapo ancora una volta”, e “nel 2016 si dovrà tenere il referendum confermativo”. Dunque la proposta, confermano anche dalla maggioranza parlamentare, resta quella del listino, ovvero l’elenco dei consiglieri regionali specificatamente scelti per andare a palazzo Madama.

Se la minoranza Pd dovesse ripensarci e condividerla, bene. Altrimenti, “ci si conterà in Aula”. Perché la convinzione di molti renziani è che a quel punto sì, ci si potrebbe trovare a fronteggiare una valanga di emendamenti anche sul controverso articolo 2 della riforma. Grasso ha precisato di non aver preso alcuna decisione in materia, e anche l’ufficio stampa del Quirinale, interpellato, fa sapere che il presidente Mattarella non è stato informato – neanche informalmente – di una determinazione da parte del presidente del Senato. Tuttavia, i renziani sanno che “in Giunta del Regolamento a palazzo Madama non abbiamo la maggioranza”. Ma anche se si dovesse tornare a votare sull’articolo 2 della riforma, gli uomini del premier sono convinti di avere i numeri. Anche perchè “in questa lettura basta la maggioranza semplice, non servono i 161”, come confermano da palazzo Madama. E l’argomento usato è tutto politico: “Se cambia l’articolo 2 della riforma, il giorno dopo il governo va a casa. Dunque, minoranza Pd e Forza Italia vogliono far cadere il governo? Bene, ma sappiano che dopo non ci sarà un altro esecutivo. Dopo Renzi c’è solo il voto”. Da qui la convinzione, espressa anche da Ettore Rosato, che “i numeri ci saranno”. Magari non dalla minoranza Pd, ma da Fi, anche solo attraverso assenze che abbassino la quota della maggioranza semplice necessaria.