Decenni di disastri in grande parte del territorio siciliano, a causa di una politica che quasi sempre ne ha abbandonato la tutela. Non a caso oggi oltre il 70% della Sicilia è a rischio idrogeologico. E a nulla sono bastate, purtroppo, le ultime tragedie nel Messinese, per dirne una. Eppure in questi decenni fiumi di denaro sono stati indirizzati a progetti di svariata natura, a piani e mappe di tutti i tipi e di tutti i colori, ma a oggi nulla di fatto. E allora? Allora si riparte da una circolare (in burocratese n.3 del 20 giugno 2014) emanata dall’assessore regionale al Territorio e Ambiente Mariarita Sgarlata. Nobile lo spirito: la riduzione del rischio geologico, una “grandissima” attenzione per le zone ad elevato rischio sismico e il taglio ai costi per gli studi geologici.
“La circolare riconosce il ruolo di grande importanza che le discipline geologiche rivestono nella pianificazione del territorio – afferma la Sgarlata – anche perche’ una corretta politica di salvaguardia e sviluppo delle risorse ambientali deve necessariamente essere basata sulla conoscenza e sulla valutazioni di tutti quei fattori che ne condizionano l’utilizzo”. Non a caso nella circolare si richiede una “scrupolosa osservanza delle direttive per una significativa riduzione del rischio geologico e al tempo stesso si prevede un “costante monitoraggio del territorio da parte degli enti gestori attraverso personale tecnico specializzato” nelle zone ad elevata vulnerabilita’.
Il provvedimento affronta anche un altro problema, quello dei costi per la redazione degli studi geologici. “Fermo restando la completezza di tutte le analisi – prosegue l’esponente della giunta Crocetta – puntiamo a una consistente riduzione dei costi e una maggiore chiarezza degli studi. Va infatti detto che fino a questo momento, i costi elevatissimi hanno spesso bloccato la pianificazione comunale per le difficolta’ delle amministrazioni ad affrontare queste spese”. La circolare prevede, inoltre, come la formazione degli strumenti urbanistici generali debba essere compatibile con gli studi geologici che i comuni sono tenuti ad effettuare nel territorio interessato, elenca in maniera dettagliata le istruzioni per la redazione degli studi. Nella circolare e’ anche previsto che nel caso in cui le nuove urbanizzazioni non possano essere delocalizzate, gli studi geologici saranno chiamati a indicare misure preventive per ridurre gli effetti dell’impatto delle nuove costruzioni.
Nel provvedimento vengono quindi fissate, sia per gli strumenti urbanistici generali che per i piani attuativi due distinte fasi, una preliminare e una di dettaglio. L’obiettivo e’ quello di limitare al massimo l’impatto delle nuove urbanizzazioni sull’assetto geologico di un territorio. L’ultimo aspetto da evidenziare e’ legato al rischio sismico perche’ la circolare, rispetto alla microzonazione sismica, prevede che venga effettuata in sinergia con il Dipartimento regionale della Protezione civile.