di Daniele Di Mario
Il caso Roma continua ad agitare Forza Italia. Silvio Berlusconi ha deciso definitivamente di puntare su Guido Bertolaso, scontentando così sia il partito del Nord (come Paolo Romani e Giovanni Toti, favorevoli a convergere su Giorgia Meloni per salvare l’alleanza con la Lega), sia il partito romano (rappresentato da Antonio Tajani, più moderato e fautore di un’intesa con Alfio Marchini). Il Cav considera Roma un caso a sé, perché quel che conta è vincere alle prossime politiche con il 41% dei consensi. Certo, ragionano dalle parti di palazzo Grazioli, sarebbe stato meglio avere un centrodestra unito, ma sono prevalsi interessi di partito e allora meglio le vecchie e rassicuranti geometrie variabili. Berlusconi non cambierà cavalloe e continuerà a sostenere Guido Bertolaso, capace di raccogliere i consensi dei moderati e dell’Italia del non voto. Oggi il leader di FI tornerà a palazzo Grazioli, dove vedrà Bertolaso per fare il punto sulla campagna elettorale.
L’ex premier è convinto che alla fine i romani terranno conto del curriculum dell’ex sottosegretario, che farà la differenza rispetto a quelli della grillina Virginia Raggi e del renziano Roberto Giachetti. L’obiettivo vero, raccontano, è rafforzare il centro per poi tentare di ricompattare la destra al ballottaggio. Berlusconi guarda alle politiche e non vuole rompere con la Lega, non gli conviene. Anche Matteo Salvini considera le elezioni romane un fatto isolato. Tant’è che a Milano si va tutti insieme. Il problema sarebbe FdI: Giorgia Meloni più che Salvini si sarebbe opposta con veemenza all’offerta lanciata da FI (su input del Cav) all’ultima riunione del tavolo nazionale delle alleanze: una lista unica per correre con lo stesso simbolo a Roma, a Napoli e Torino).
Quasi un anticipo del listone imposto dall’Italicum alle politiche. Per Berlusconi, insomma, il dado è tratto. Difficilmente il 5 maggio chiederà a Bertolaso di fare un passo indietro. Tramontata l’ipotesi di una lista unica, non ci sono alternative. Ora la priorità è rafforzare il centro. Il caso Roma, però, fa tornare le voci di possibili scissioni in FI, alimentate dalla lotta tra correnti. I big del Nord, da Toti a Romani passando per Mariastella Gelmini, tuttavia, smentiscono proposito scissionisti. Nessuno vuole la rottura. Ma il problema è la prospettiva politica. Per i nordisti l’alleanza con Salvini è strategica: è giusto rafforzare il centro, riconquistando il consenso dell’elettorato moderato deluso o astenuto, ma senza rompere l’asse con il Carroccio. È sbagliato considerare alternativa la strategia di rafforzare il centro rispetto all’alleanza con la Lega, va ripetendo in queste ore Toti, che assicura: è esattamente l’opposto: all’interno di un’alleanza competitiva come è quella del centrodestra, ognuno deve lavorare per rafforzare la propria parte, senza sganciarsi dall’accordo di coalizione. Per il governatore ligure è un dato di fatto che, separati, nessuno è in grado di sfidare e battere Pd o i grillini.
Il futuro, insomma, non può che essere un’alleanza di tre partiti, FI-FdI-Lega, fondata su regole certe, tipo primarie, che consentano di pesare le singole componenti e di elaborare una piattaforma comune da offrire agli elettori. In questo modo, sarebbe il ragionamento di Toti, alla fine i moderati che faranno fino in fondo il loro lavoro saranno la maggioranza della coalizione ed esprimeranno i vertici dell’alleanza. Questo risultato si potrà realizzare, secondo il consigliere politico del Cav, solo grazie a regole di democrazia certe, che consentano a tutti di sentirsi a casa nell’alleanza e di poter dire la propria. Se non saranno primarie, si tratterà di qualche cosa che comunque permetta alla base e ai dirigenti dei tre partiti di esprimersi. Intanto nelle altre grandi città la situazione resta fluida. Il centrodestra andrà in ordine sparso a Roma e Torino, mentre sarà unito a Milano (attorno al manager Stefano Parisi) e Bologna (a sostegno della leghista Lucia Borgonzoni). A Napoli, Noi con Salvini dovrebbe convergere sull’imprenditore Gianni Lettieri, candidato di FI, mentre Marcello Taglialatela di FdI ancora non avrebbe deciso se andare avanti in solitaria.