Incentivi per l’acquisto di veicoli non inquinanti. E’ questa, secondo quanto si apprende, una delle misure per il settore auto allo studio del Governo. La proposta sarebbe emersa nel corso della riunione sull’automotive che si è tenuta a Palazzo Chigi. Un primo incontro, quello presieduto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, che ha visto la partecipazione del ministro dell’Economia, Daniele Franco, del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, del titolare del ministero dei Trasporti e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, e del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. La riunione, secondo quanto riferito, sarebbe stata interlocutoria. Sul tavolo l’ipotesi di stanziare le prime risorse per il comparto auto già nell’imminente decreto contro il caro energia annunciato dal premier Mario Draghi.
Del resto Federmeccanica e Fim, Fiom e Uilm, hanno recentemente lanciato un grido d’allarme per sollecitare il rilancio dell’automotive, un settore in profonda trasformazione. In una lettera indirizzata al presidente del Consiglio e ai ministri competenti hanno chiesto un incontro urgente per discutere del futuro del comparto alla luce di “un`emergenza che oscilla pericolosamente tra grandi opportunità e gravi rischi, con l`obiettivo di salvaguardare e promuovere l`occupazione e la presenza industriale del settore automotive: un patrimonio italiano”. E i dati Istat certificano la crisi del settore: a dicembre la produzione industriale di autoveicoli è crollata del 12,3%, dato corretto per gli effetti di calendario, rispetto allo stesso mese del 2020.
Nell’intero 2021 la produzione ha registrato un incremento dell’8,9% contro una crescita dell’11,8% dell’indice generale. Imprese e sindacati, nel loro documento congiunto, hanno ricordato che l`Unione europea ha previsto entro il 2035 lo stop alla vendita di nuove auto che producono emissioni di carbonio, confermata anche dal Governo italiano con la posizione del comitato interministeriale per la Transizione ecologica dello scorso dicembre. Questa misura, “se non accompagnata da interventi, potrebbe portare in Italia a una perdita di circa 73mila posti di lavoro, di cui 63mila nel periodo 2025-2030”.