Il libro di carta non è morto, anzi, come ha scritto il Financial Times, nel mondo anglosassone stanno crescendo le vendite di libri tradizionali, mentre il digitale appare un poco in stallo. Abbiamo chiesto al direttore dell’Associazione italiana degli editori, Alfieri Lorenzon, qual è il quadro della situazione nel nostro Paese. “La realtà – ci ha detto – è una realtà complessa e mutevole, il libro di carta non sarebbe scomparso prima e il digitale è uno strumento importante per fare in modo che la gente legga di più e possa accedere di più ai processi culturali”. Tema chiave, per l’Aie, quello di conquistare nuovi lettori. “Io credo che noi dovremmo puntare ad ampliare il mercato, ma soprattutto, quello che dobbiamo fare in maniera intelligente come editori è ampliare il pubblico che legge, con qualunque strumento decida di dotarsi. Il nostro compito è fare in modo che ci siano tutti gli strumenti adatti in modo che chiunque possa avere il suo grado di soddisfazione”.
Una soddisfazione che si cerca anche in nuove tipologie di libreria, come Open More than Books a Milano. Il direttore e libraio digitale Simone Proserpio fa un piccolo mea culpa e indica una prospettiva. “Vediamo con molto piacere che il cartaceo funziona ancora, e poi secondo me non siamo riusciti noi in generale, nel mio piccolo come libraio, ma anche le case editrici e tutta la filiera editoriale a trasformare l’acquirente di tablet in un lettore forte”. La situazione, anche per quanto riguarda la lettura digitale, comunque, secondo l’Aie lascia spazio a un moderato ottimismo e Lorenzon, in attesa di capire cosa accadrà in futuro, punta sui numeri del presente. “Quasi il 60% delle novità viene prodotto oggi anche in formato ebook, abbiamo circa 70mila titoli nelle varie declinazioni che possono essere considerati pronti per lo scarico in digitale, io credo che sia una buona cosa visto che solo cinque anni fa non esisteva nulla di tutto questo”.Anche nell’editoria, insomma, forse si può cominciare a pensare alla fine della crisi.