Roma, 5 arresti per usura. Sequestro beni per 1 milione
Cinque persone arrestate, tra cui un appartenente alle forze dell’ordine gia’ coinvolto in passato in vicende giudiziarie; una persona sottoposta alla misura dell’obbligo di firma; il sequestro di beni immobili, automezzi e conti correnti per un valore di oltre un milione di euro; numerose perquisizioni nelle province di Roma, Sassari e Varese e’ il bilancio dell’operazione “Antica Tradizione” condotta oggi dai finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale della capitale. Il tutto frutto delle indagini coordinate dal “Gruppo Reati contro il Patrimonio” della Procura della Repubblica di Roma che ha delegato specifici approfondimenti su una rilevantissima operazione di cambio valuta lire/euro ad alto rischio di riciclaggio che si sarebbe dovuta perfezionare verso la fine del 2011 e poi realizzatasi solo in parte. Nel complesso vi sono sedici indagati nell’operazione denominata “Antica Tradizione”, tutti ritenuti responsabili a vario titolo di usura, estorsione e intestazione fittizia di beni. Dallo sviluppo degli elementi investigativi e’ emerso il ruolo di due persone, padre e figlio, entrambi arrestati questa mattina, i cui profili si sono subito rivelati interessanti per gli investigatori, poiche’ entrambi – gia’ destinatari di misura di prevenzione – erano in stretti rapporti con soggetti di spicco della criminalita’ romana.
I reati contestati nell’ordinanza eseguita oggi sono a parere degli investigatori “frutto della costituzione di un radicato sistema di concessione di prestiti di denaro a tassi di interesse usurari” nella Capitale. Sfruttando l’onda lunga della crisi che ha colpito i mercati a seguito della bolla speculativa immobiliare nel 2008, padre e figlio sono divenuti punto di riferimento per alcuni imprenditori in difficolta’ finanziaria per elargire crediti e prestiti facili, pretendendo un tasso di interesse mensile pari al 10%. Per gestire i loro affari illeciti, i due principali indagati si sono avvalsi anche della collaborazione di altre persone dimoranti a Roma, anche loro arrestate oggi, che operavano come “riscossori” per conto loro, spesso ricorrendo a minacce per convincere i debitori a pagare i debiti usurari. E’ stato inoltre accertato che non e’ mancato il ricorso alla coazione fisica: in un caso, infatti, la vittima usurata che aveva oggettive difficolta’ a reperire il denaro per pagare la rata del credito concesso illecitamente e’ stata condotta con la forza in un’autorimessa dove e’ stata pesantemente minacciata di “conseguenze peggiori” se non avesse adempiuto al pagamento, con la minaccia che in caso contrario sarebbero ricorsi a non meglio specificate “amicizie mafiose”. Gli approfondimenti investigativi, anche con intercettazioni e analisi patrimoniale dei beni e dei conti bancari degli indagati, hanno evidenziato che i componenti del nucleo familiare conducono un elevato tenore di vita (viaggi all’estero, automobili di lusso) e sono proprietari, anche tramite prestanome, di un patrimonio immobiliare e mobiliare di valore stimato in oltre un milione di euro, notevolmente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati al fisco: il padre ha denunciato fino al 2015 redditi per 4.800 euro l’anno e il figlio risulta dipendente, per gli ultimi due anni, di un’impresa di pulizie.