Roma, inchiesta rifiuti una bolla di sapone? Muraro potrebbe archiviare fascicolo con una multa
Potrebbe uscire dall’inchiesta sul trattamento dei rifiuti pagando una ammenda. L`assessore all’ambiente del Comune di Roma, Paola Muraro, nei cui confronti stanno svolgendo accertamenti gli inquirenti della Procura capitolina sarebbe avrebbe il beneficio di risolvere ogni problema pagando una oblazione. Se come riferito da alcuni quotidiani i pubblici ministeri dovessero concentrarsi soltanto sulla presunta violazione di reati ambientali, e non sul reato di abuso d’ufficio, tutto si chiuderebbe con una multa seguita alla citazione diretta a giudizio. In particolare nei confronti della Muraro si contesta la violazione del comma 4 dell’articolo 256 del codice dell’Ambiente.
Nello specifico il comma fa riferimento alla “gestione di rifiuti non autorizzata” e il comma uno recita: “Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione e’ punito: a) con la pena dell’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti non pericolosi; b) con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti pericolosi”. E poi viene affermato che le pene previste nei commi precedenti sono “sono ridotte della metà nelle ipotesi di inosservanza delle prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni, nonche’ nelle ipotesi di carenza dei requisiti e delle condizioni richiesti e le iscrizioni o comunicazioni”. Muraro, che è stata per circa 12 anni consulente dell’Ama, era referente Ippc, un protocollo internazionale sulla qualità dei rifiuti. Aveva in sostanza il compito di controllare sul tipo di qualità del rifiuto in entrata e in uscita che fossero conformi all’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).