Rosatellum parte in Senato blindato. Obiettivo via libera in 2 settimane

Rosatellum parte in Senato blindato. Obiettivo via libera in 2 settimane
Il presidente di Liberi e Uguali, Piero Grasso
17 ottobre 2017

Via libera in due settimane, tre fiducie (come alla Camera), un voto finale (palese). Il Rosatellum sbarca oggi a palazzo Madama con un destino che pare già scritto, “blindatissimo” dai quattro partiti che lo hanno sottoscritto: Pd, Lega, Forza Italia e Ap. Ma se i numeri dell’iter che si profila sono chiarissimi, più sfumati sembrano essere quelli della maggioranza che di volta in volta dovrà affrontare le votazioni. Perché al Senato l’astensione vale voto contrario e perché la maggioranza dispone di margini molto più risicati che alla Camera. Il problema che, dunque, si potrebbe determinare è quello dell’assenza del numero legale sui voti di fiducia se – come già accaduto a Montecitorio – i contraenti che non sostengono il governo dovessero scegliere la strada di non partecipare al voto. Il Pd ha 99 senatori, Ap 24. La somma tra questi due gruppi e quello delle autonomie (che ne ha 18) è di 141. Un po’ pochini per stare al sicuro soprattutto perché il Pd è impegnato in queste ore per evitare che risultino come già in passato determinanti i 14 voti di Ala, il partito di Denis Verdini. Ma – spiega chi si sta occupando della pratica – ci sono molti modi per “aggirare” il problema. Per esempio, non vengono conteggiate ai fini del numero legale le assenze per malattia. Inoltre, chi tiene il “pallottoliere” assicura: “dal Misto arriveranno almeno 6-7 voti di fiducia”. Insomma, il Pd al Senato ostenta serenità. Certo, l’aula di palazzo Madama può sempre riservare sorprese e, soprattutto, bisognerà vedere quali e quante defezioni ci potranno essere all’interno proprio dei dem.

Ma uno che di pallottoliere se ne intende come Paolo Naccarato (Gal) assicura: “La legge elettorale sarà approvata senza pathos né colpi di scena, non ci saranno problemi né sul numero legale né sul voto finale”. Anche perché, viene fatto notare, per ovviare al problema basterebbe che Forza Italia, anche solo in parte, partecipasse alla fiducia votando no. Il percorso del Rosatellum comincia ufficialmente domani alle 14 con la riunione dell’ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali che dovrà calendarizzare l’esame, il ruolo di relatore andrà al presidente Massimo Torrisi. In realtà, ancora prima – alle 13 – si riunirà la conferenza dei capigruppo. Dalla maggioranza fanno sapere che l’obiettivo è quello di un approdo della legge elettorale in aula già il 24 ottobre, anche se l’esame della commissione non dovesse essere concluso. Punto di arrivo: via libera entro il 26. Come alla Camera, è previsto che vengano chieste tre fiducie sui primi tre articoli del Rosatellum, quelli che contengono il cuore della legge. Poi si passerà all’esame degli articoli 4 e 5 e al voto finale che, per regolamento, non può essere segreto. Al Senato, d’altra parte, lo scrutinio non palese può essere richiesto soltanto per le norme che riguardano le autonomie dunque il numero di votazioni segrete sarebbe stato davvero ridotto. Per questo le opposizioni – M5s, Mdp e Sinistra italiana – protestano e promettono battaglia. Nel voto finale non è invece prevista alcuna sorpresa: anche sommando soltanto i senatori dei quattro partiti del patto, sulla carta si arriva a 177 sì.

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