Rotondi ribussa la centro, nasce il Partito del Popolo Italiano

Rotondi ribussa la centro, nasce il Partito del Popolo Italiano
Gianfranco Rotondi
26 gennaio 2020

Gianfranco Rotondi offre una nuova Dc al premier Giuseppe Conte, partendo dalla conferma del suo rapporto privilegiato con Forza Italia. Non esclude un appoggio in futuro al governo, ma chiarisce che non è all’ordine del giorno. Oggi al centro della sua azione c’è ricreare uno spazio da protagonisti agli eredi della tradizione cattolico democratica nella politica italiana. E così a Roma, attorno allo stesso tavolo si sono ritrovati rappresentanti di diverse forze centriste, uno fra tutti, Lorenzo Cesa. Una cerimonia di riunificazione che si è celebrata a 26 anni dalla trasformazione della Dc in Partito Popolare e che non a caso è stata aperta da un video del fondatore Mino Martinazzoli: una gag sulla pretesa di un giovane manager di riformare l’incompiuta di Schubert. La platea l’ha accolta in piedi, con un lunghissimo applauso, qualche lacrima e un commento ad alta voce: “Sembra che parli dei Grillini”.

Onorevole Rotondi, la costituzione del Partito del Popolo Italiano, che ripropone i principi “inossidabili” dell’ormai cessata Democrazia Cristiana, apre uno scenario nuovo. Quale impatto si attende sull’esistente compagine politica e sugli italiani in termini di consensi?

“Partiamo da zero. Oggi la nostra quotazione è zero. E’ un punto di forza: non abbiamo termini di paragone, possiamo solo crescere. Sono ottimista in base a due parametri: il popolarismo è la cultura di riferimento della Dc, per la quale ha votato larga parte della popolazione compresa tra i 45 e i 100 anni, cioè la maggioranza degli italiani; secondo parametro: il Partito popolare europeo governa l’Europa, è il partito più votato dai cittadini europei. Tradotto in pratica: l’idea è attuale, tocca darle in Italia una rappresentanza”.

Si afferma che il Ppi farà convivere anime diverse, ispirate  alla creazione di un centro democratico, di stampo popolare, ed anche ex Dc e nomi nuovi della società civile.

“La Dc è stata una straordinaria ‘scuola quadri’: i suoi dirigenti, anche quelli di terza fila, hanno riempito le caselle direttive di tutti i partiti della seconda repubblica, a conferma della bravura dei democristiani. Francamente però si tratta di una classe dirigente ‘datata’: non penso che il Partito del Popolo Italiano potrà farci conto, dovrà cercare altrove energie e militanze”.

Sul leader del Ppi vi sono ancora divergenze anche se Lorenzo Cesa sembra essere il più accreditato. Ma si parla anche di Giuseppe Conte, se vi saranno le condizioni perché lo stesso possa accogliere una vostra possibile proposta. Cosa bolle in pentola?

“Separerei il partito dalla campagna elettorale. La Prima repubblica è stata dominata dai partiti: strutture pesanti e pensanti, capaci di elaborare linee direttrici grazie alle quali cinquanta anni di libertà sono coincisi con il più straordinario progresso economico e sociale del nostro Paese; la Seconda repubblica ha conosciuto invece partiti ‘leggeri’, ed è stata dominata dalle campagne elettorali e dunque dalla cultura del marketing. Noi proponiamo di tornare ai partiti, e perciò chiediamo un impegno a Lorenzo Cesa che – pur essendo ancora giovane – viene da quella esperienza e la conosce bene. Altro discorso è la leadership da proporre in campagna elettorale: Conte, al pari di altri, ha il profilo per guidare il Paese, tant’è che già lo guida”.

E’ in programma un dialogo con Forza Italia, Italia Viva, Azione o come anche Voce Libera di Mara Carfagna per eventuali future alleanze?

“L’ossessione delle alleanze limita la capacità di esprimere appieno la propria identità. Noi dobbiamo spiegare agli italiani con chiarezza chi siamo e cosa vogliamo. Poi verranno le alleanze, una è naturale, quella con l’altro partito aderente al Ppe ossia Forza Italia”.

Ha parlato con Silvio Berlusconi della costituzione del Ppi?
“Siamo democristiani, cultura di evoluzione mai di rotture. Ho parlato con Berlusconi, che è entusiasta del nostro cammino”.

Lei prevede che vi saranno ostacoli affinché il Ppi possa raggiungere il ‘cuore’ democratico degli italiani?

“Le difficoltà ci saranno, ce le aspettiamo. Ma ne incontreranno di più i partiti populisti quando gli italiani presenteranno loro il conto”.

Quale strada intraprendere per rilanciare il Mezzogiorno?

“No tax area per attirare nel Sud le imprese che delocalizzano e rifinanziamento della 285 (legge occupazione giovanile del 1977) in luogo del reddito di cittadinanza”.

Quando è prevista la discesa in campo del Ppi?

“Ci siamo dati appuntamento al congresso entro tre mesi”.

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