Cinque milioni da Berlusconi? Legali: somma fantasiosa, non c’è traccia su conti della ragazza

RUBY TER Gli avvocati hanno sostenuto come la marocchina in aula “ha in realtà reso dichiarazioni coerenti, cercando di rettificare le ‘cavolate’ rese ai pm durante le indagini”

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I cinque milioni di euro che Silvio Berlusconi avrebbe versato a Ruby per comprare il suo silenzio è una somma “fantasiosa”, non si capisce da dove spunta. Non c’è traccia sui conti” di Rubacori e sembra più “una media” delle varie cifre di cui si è parlato sin dall’inizio della vicenda, sia nelle intercettazioni che nei vari capi di imputazione. E’ quanto ha sostenuto la difesa di Karima El Mahroug, gli avvocati Jacopo Pensa e Paola Boccardi, nel corso dell’udienza preliminare per il caso Ruby ter a carico tra gli altri del leadel di Forza Italia e altre 23 persone accusati di corruzione in atti giudiziari e alcuni solo di falsa testimonianza. I due legali, oltre ad aver sollevato una serie di eccezioni – tra cui quella sul modo in cui sono state acquisite chat e messaggi WhasApp ponendo la questione se siano da sequestrare o semplicemente da intercettare trattandosi di “intercettazioni informatiche”- hanno puntato sull’ “indeterminatezza del capo di imputazione”, in quanto le somme al centro della presunta corruzione della teste Ruby, ad avviso dei difensori, non sono ben specificate. Inoltre hanno sostenuto come la marocchina in aula “ha in realtà reso dichiarazioni coerenti, cercando di rettificare le ‘cavolate’ rese ai pm durante le indagini” e, in particolare l’avvocato Pensa, ha ironizzato sul fatto che le giovani ospiti delle serate ‘hot’ ad Arcore sono trattate dalla legge come “pubblici ufficiali”.

In aula, stamane, davanti al gup di Milano Laura Marchiondelli, ha parlato anche l’avvocato Maria Emanuela Mascalchi, legale delle gemelle De Vivo. Anche lei ha sollevato alcune eccezioni e, dopo aver argomentato sulla differenza tra “morale e norme giuridiche”, entrando nel merito della vicenda ha spiegato che il reato di falsa testimonianza “non esiste”, in quanto le domande poste alle sue assistite nei due processi Ruby e Ruby bis “riguardavano balletti spinti o la pratica della fellatio con la statua di Priapo e quindi non erano pertinenti rispetto ai reati contestati”. In più, ha detto il legale, “non c’è la prova di un rapporto sinallagmatico – cioè di scambio – tra i soldi ricevuti dalle mie clienti e le presunte false testimonianze, in quanto le due ragazze sono tra le poche che hanno ricevuto soldi da Berlusconi anni addietro, molto prima dell’inizio delle indagini”. Infine, ha sottolineato il legale, i versamenti sono sempre stati fatti alla “luce del sole, mai di nascosto”. Nel pomeriggio toccherà alla difesa dell’avv. Luca Giuliante, anche lui tra gli imputati, con un intervento che si preannuncia ‘tecnico’. Poi si ritornerà in aula il 20 giugno, giorno in cui parleranno i difensori dell’ex premier.