La Russia torna a votare e il quadro è più complesso che mai in un Paese dove la nostalgia del passato cresce, la pandemia è tutt’altro che sconfitta e l’unico oppositore credibile – almeno all’estero – Aleksey Navalny risiede in carcere ormai da quasi un anno. Ma è comunque una battaglia senza esclusione di colpi. Le elezioni legislative nella Federazione Russa si svolgeranno principalmente il 19 settembre 2021, anche se per successiva decisione della Commissione elettorale centrale sono stati aggiunti i giorni del 17 e 18, ufficialmente per permettere di votare anche nelle regioni più disagiate. Si eleggono i deputati della Duma di Stato (camera bassa del Parlamento), i capi di 12 “soggetti” della Federazione e i deputati degli organi legislativi in 39 regioni.
Uno scivoloso terreno di prova per il partito al governo Russia Unita in sella da sempre nell’ombra di Vladimir Putin, perennemente con popolarità in calo (a differenza delle parabole di consenso del presidente) e questa volta alla resa dei conti dopo la botta nel 2018, quando i suoi deputati hanno adottato la riforma delle pensioni. Nel 2019, numerosi sondaggi rilevavano l’avvio della riforma quale evento più importante dell’anno in Russia e ancora oggi la decisione di innalzare l’età pensionabile – approvata alla fine da Putin – è fortemente criticata e avversata, con un effetto ben più importante degli argomenti avanzati sinora dall’opposizione di Navalny su altri dossier.
Corruzione compresa.
IL PARLAMENTO IN GIOCO
Le elezioni si svolgono secondo un sistema elettorale misto. La Duma di Stato ha 450 seggi. Il partito che appoggia Putin, Russia Unita, ne detiene attualmente 334. Per la metà della Duma, ovvero 225 seggi, si sceglie direttamente un candidato. L’altra metà dei seggi è eletta in base alle liste di partito. Ci saranno 14 partiti politici in corsa il 19 settembre e gli elettori sceglieranno uno di loro per un secondo rappresentante alla Duma. Un sondaggio dell’indipendente Centro Levada ha mostrato che solo il 27% dei russi è pronto a votare per Russia Unita. E anche secondo il sondaggista statale VTsIOm, meno del 30% dei russi afferma di voler votare per il partito al governo.
Segnale inquietante per il potere. Sono state quindi varate una serie di misure dell’ultimo minuto, da parte del governo, per strizzare l’occhio agli elettori. Dagli stipendi più alti per le forze dell’ordine e il personale militare sino all’abolizione della revisione dell’automobile ogni 4 anni: sembra una sciocchezza ma per il russo medio l’automobile è indicatore di status sociale, ben più di qualsiasi altro oggetto del desiderio.
CANDIDATI CIVETTA, ALLEATI E SCANDALI
Un altro sistema per attirare voti per Russia Unita è la candidatura di alleati di più alto profilo di Putin: il ministro della Difesa Sergei Shoigu, 66 anni, e il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, 71 anni, che sono in testa alla lista dei candidati per il partito al governo. Entrambi hanno un alto indice di gradimento e la loro presenza nella lista mira a incrementare l’affluenza ai seggi elettorali. E immediatamente dopo la candidatura di Lavrov, ministro molto stimato anche all’estero e il più longevo in seno al governo russo, con bizzarra tempistica la stampa ha tirato in ballo quella che viene descritta come donna con “stretti rapporti” con il capo della diplomazia russa. “Svetlana Polyakova, una donna i cui partner e parenti hanno iniziato a occupare posizioni chiave nel ministero e la cui famiglia ha acquisito beni per oltre 1 miliardo di rubli” scrive il new media Vazhnie Istorii. Tuttavia prove schiaccianti di rapporti affettivi con il ministro non compaiono sul sito. C’è inoltre l’uso di liste e candidati civetta, che ha raggiunto il culmine a San Pietroburgo. Il politico dell’opposizione Boris Vishnevsky, in corsa per la rielezione al parlamento regionale nella seconda città della Russia, gareggerà contro altri due “Boris Vishnevsky” e che, come lui, sono calvi e sfoggiano una corta barba sale e pepe. Insomma la scelta sarà complicata per tutti.
NAVALNY, CONVITATO DI PIETRA
Ma a fronte dell’inflazione di Vishnevsky, ci sono anche grandi assenti: il leader dell’opposizione extraparlamentare russa Navalny – dal carcere – e i suoi alleati, in grandi difficoltà, non hanno potuto candidarsi alle legislative, ma sperano ancora di sfidare Putin con lo “Smart Voting”. Si tratta di un sistema inventato da Navalny per promuovere i candidati in grado di danneggiare quelli del partito governativo e che ora è diventato un servizio online, scaricatissimo: si scelgono quanti hanno più possibilità di sconfiggere quelli sostenuti dal Cremlino e dal partito Russia Unita. Utilizzato nelle elezioni regionali negli ultimi due anni, si è dimostrato abbastanza efficace. Nel 2019, ad esempio ha aiutato i candidati dell’opposizione a vincere 20 dei 45 seggi nel consiglio comunale di Mosca. Ma le autorità stanno osteggiando la presenza web del servizio e l’app mobile che ha avuto un boom di download. Un altro noto politico dell’opposizione moscovita Ilya Yashin, non è riuscito a candidarsi, ha ironizzato sulla presenza di un suo “gemello” candidato con lo stesso cognome.
PIANO QUINQUENNALE, TREND IN RUSSIA
Ma cosa vogliono davvero i russi? Cosa pensano dell’attuale sistema politico? Esiti sorprendenti sono dati dai sondaggi, dove la metà dei russi (49%) preferirebbe il sistema politico sovietico: questo è la percentuale massima dall’inizio del nuovo millennio, in un sondaggio non governativo ma dell’istituto demoscopico Levada, storicamente indipendente. Soltanto il 18% sceglierebbe l’attuale sistema politico. Da notare: la quota che ha scelto questa opzione si è quasi dimezzata dal 2015. Ancor più ridotta la fetta di chi ritiene che il miglior sistema politico sia “una democrazia modellata sui paesi occidentali”: 16%. La passione capitalista è decisamente scemata dagli anni Novanta: soltanto il 24% apprezza un sistema basato sulla proprietà privata e sui rapporti di mercato. Inoltre quasi i due terzi dei russi (62%) ritengono che il sistema economico migliore sia la pianificazione e la presenza statale nelle società commerciali. Questo indicatore ha raggiunto il suo massimo nell’intera storia delle osservazioni, sottolineano dal Levada.
IL MITO DI STALIN TRA I GIOVANI
Oltre a ciò, emerge tra la popolazione una distorsione nella percezione della storia russa, non riconducibile alla mera nostalgia. Oggi Stalin appare costantemente nello spazio pubblico: in programmi TV, film, notizie, attraverso una sorta di proiettore del “grande passato” dove non c’è differenza tra vero eroismo del popolo e repressioni, terrore ed errori del leader. Il ricordo delle repressioni è ormai offuscato, anche se quasi tutte le famiglie persero qualcuno negli anni Trenta del terrore staliniano. I sondaggisti la chiamano “luce di stalinizzazione”. Ma a quanto pare questa “luce” sta accecando anche una parte significativa della fascia 18-24 anni. Non soltanto gli anziani, secondo i sondaggisti.
LA PANDEMIA
La Russia al voto differisce da altri Paesi anche in merito alla questione di più stretta attualità nel resto del mondo: la pandemia. Il coronavirus è percepito non come il disastro che genera paura e lo stato non è considerato uno scudo protettore. L’atteggiamento dei russi (non del governo) si è dimostrato in questi mesi fatalista, irrazionale, indifferente al pericolo. Non è semplicemente un’avversione alle mascherine. I sociologi parlano di “dissidenza da covid”, “negazione del virus” e “negazionismo del vaccino”. E questo atteggiamento dei russi ha anche una dimensione politica: il Covid 19 non è vero argomento centrale di campagna elettorale. Assente, ben più dello stesso oppositore Navalny. Un’indifferenza che già spiega come andranno queste elezioni, meglio di qualsiasi sondaggio. Askanews