Politica

Russia apre a lavoro comune con “incognita” Macron, boccone amaro del Cremlino

Combattere “insieme” la “crescente minaccia del terrorismo e l’estremismo violento” in quello che è “un periodo difficile per l’Europa e per l’intera comunità mondiale”. Così, ricordandogli le sue responsabilità, il rodato Vladimir Putin accoglie nell’esclusivo club dei leader mondiali il giovanissimo Emmanuel Macron, il cavallo sul quale il Cremlino non aveva decisamente puntato nella corsa all’Eliseo. Il presidente russo ha inviato, senza fretta, un telegramma di congratulazioni al nuovo leader francese. L’annuncio è avvenuto parecchie ore dopo le congratulazioni dei colleghi, dello statunitense Donald Trump e del cinese Xi Jinping. Un boccone forse un po’ amaro per Mosca, che comunque replica con un’apertura al lavoro comune. Il tutto benché la novità di un uomo politico cresciuto molto in fretta, dichiaratamente europeista, ma dal programma ancora poco chiaro per i russi, rappresenti una variabile da sempre invisa al Cremlino: l’imprevedibilità. Macron si è assicurato la vittoria al secondo turno con un solido 66,1%, mentre Marine Le Pen – che era a Mosca il 24 marzo per incontrare il capo di stato russo – si è assestata sul 33,9%. “Non sarà facile, ma bisognerà lavorare con Macron”, afferma il politologo Aleksej Mukhin, interpellato da askanews a Mosca subito dopo la reazione del Cremlino.

“Il concetto ‘la Russia lavori con chi vince, chiunque sia’ è stato forgiato da Putin ormai da molto tempo. Nacque non in politica estera, ma interna, quando Vladislav Surkov (il principale ideologo del Cremlino) chiese a Putin cosa fare in caso di sorprese nelle elezioni regionali. E Putin rispose che con chiunque vinca, comunque bisogna lavorare”. E le parole del telegramma odierno a Macron coincidono: “I cittadini di Francia le hanno affidato la guida del paese in un periodo difficile per l’Europa e per l’intera comunità mondiale. La crescente minaccia del terrorismo e l’estremismo violento è accompagnata da un’escalation di conflitti locali e la destabilizzazione di intere regioni. In queste condizioni è particolarmente importante superare la sfiducia reciproca e unire le forze per garantire la stabilità e la sicurezza internazionale”. Putin ora esorta il vincitore delle elezioni francesi a colmare le spaccature profonde e lavorare insieme. Ma sicuramente la cooperazione tra Parigi e Mosca, è complicata. Anzi lo sarà sempre di più anche secondo Mukhin, che avverte inattese somiglianze tra Macron o Donald Trump. Somiglianze che dal punto di vista russo sono fin troppo evidenti e pericolose. “Come Trump è un presidente debole e per questo sarà imprevedibile. Ha da dimostrare di essere pienamente un leader, e quindi dovrà farlo con azioni a sorpresa. Cosa farà? Ci si può aspettare di tutto, compresi bombardamenti in Libia o altrove. Ma una cosa è certa: il rischio dell’imprevedibilità della politica francese cresce”. Quanto alla Le Pen, Mukhin la definisce uno dei tanti “amori a distanza” che legano Mosca a molti politici, europei e non. E come noto, gli amori a distanza non sono particolarmente duraturi, e non meritano particolare fedeltà. In genere. Ma ci sono anche eccezioni. E, chiosa Mukhin, Le Pen non è finita, “ha una posizione niente male in Parlamento e sicuramente il Parlamento avrà la sua influenza sulle politiche di Macron”. Ma è comunque un dato di fatto che l’approccio russo a queste presidenziali è stato molto più che critico. Un titolo per tutti è stato quello di un servizio giornalistico del canale Ntv, dal titolo: “Le Pen o la moglie di Macron: i francesi vedono alla guida del Paese una bionda”. Nell’immaginario comune russo “bionda” è sinonimo di non particolarmente intelligente, nonché usato negli aneddoti come equivalente dei carabinieri o di Totti nelle barzellette italiane.

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