Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato ieri l’immediata “mobilitazione parziale” dei cittadini russi, ovvero dei riservisti che possono essere coinvolti in tutte le attività militari operative e di combattimento (riserva attiva). Una decisione che però, secondo la maggior parte degli esperti, non dovrebbe avere conseguenze immediate sul conflitto in Ucraina per una serie di problemi logistici, di reclutamento e addestramento che i vertici militari di Mosca saranno chiamati a risolvere prima di poter usufruire di questa nuova forza. Tanto più che, oltre alle difficoltà di carattere strettamente militare, il Cremlino dovrà fare i conti con la crescente protesta dei giovani russi e di parte del personale arruolabile.
Dall’annuncio di Putin, infatti, molti cittadini russi sono scesi in piazza per contestare la decisione del presidente. Molti giovani (e meno giovani), in vista di una possibile chiamata, stanno cercando di lasciare il Paese, con i biglietti aerei che hanno raggiunto prezzi insostenibili. Mentre in tutta la Russia hanno avuto luogo manifestazioni di protesta, pur di dimensioni limitate, ma che hanno spesso visto l’irruzione delle forze dell’ordine. Oltre 1.300 persone sono state fermate dalle autorità, secondo l’organizzazione russa per i diritti umani OVD-Info. La maggior parte degli arresti ha avuto luogo a Mosca e San Pietroburgo.
I RISERVISTI RUSSI: CHI SONO E QUANTI SONO GLI ARRUOLABILI
Il numero esatto dei componenti della riserva attiva russa non è conosciuto. Tale numero, infatti, è stato determinato con decreto presidenziale n.370 del 17 luglio 2015, che su questo punto è stato secretato. Tuttavia, il ministro della Difesa Sergey Shoigu, che ha parlato dopo l’annuncio da parte di Putin, ha spiegato che i riservisti che saranno chiamati alle armi nell’ambito della mobilitazione parziale saranno circa 300.000, su un bacino di quasi 25 milioni di persone. Si tratterebbe “dell`1% o poco più, l`1,1% della risorsa totale di mobilitazione”, ha voluto sottolineare il ministro. Questa forza sarebbe formata da uomini che hanno già servito nell`esercito. In particolare, sarà data una preferenza a chi ha già avuto esperienza di combattimento o è in possesso di specializzazioni militari. I primi ad essere chiamati potrebbero essere soldati e comandanti di compagnia sotto i 35 anni e sottufficiali e ufficiali di grado inferiore sotto i 45 anni. Studenti, coscritti, deputati e senatori resteranno invece sul territorio della Federazione e saranno esentati.
LA CHIAMATA ALLE ARMI: LE DIFFICOLTA’ DI RECLUTAMENTO
Saranno le più alte autorità regionali, ossia i governatori, a garantire la chiamata alle armi dei cittadini “nel numero e nei termini stabiliti dal Ministero della Difesa”. Secondo l’agenzia di stampa Tass, i comandi militari regionali compileranno gli elenchi di coloro che andranno al fronte e sulla base di questi elenchi, i governatori invieranno la convocazione formale. Una procedura farraginosa, secondo gli esperti, che richiederà tempo e dovrà anche fare i conti con i piani di molti giovani russi di lascare il paese per evitare il reclutamento. A poco, da questo punto di vista, sembra essere servita la normativa in vigore che impone ai riservisti russi di non lasciare la loro attuale residenza. L’esodo è già in corso verso Turchia, Armenia e Finlandia, dove si può volare senza visto.
ADDESTRAMENTO E ARMAMENTO: SPINE NEL FIANCO DELL’ESERCITO DI PUTIN
Chi sarà mobilitato dovrà sottoporsi a un addestramento militare aggiuntivo prima di essere inviato al fronte. Una formazione che non può esaurirsi in poche settimane, ma che richiede almeno qualche mese. L’esercito russo è costruito da sempre per combattere guerre brevi e ad alta intensità, e l’addestramento è da decenni un limite delle Forze armate russe: è impartito per unità ed è limitato a compiti specifici. Il rischio, per l’esercito di Putin, è che siano inviati al fronte uomini con una preparazione inadeguata alla guerra, dal punto di vista militare, tattico e strategico. Un problema che si sommerebbe a una catena di comando al momento carente e alle note difficoltà di approvvigionamento logistico. La nuova fase della guerra annunciata di fatto dal Cremlino, dunque, sul piano operativo potrebbe vedere un periodo di stallo, con il prolungarsi di una guerra di attrito sui vari fronti che sono ancora attivi.
IL PARERE DEGLI ESPERTI: PER PUTIN SOLO PROBLEMI E NESSUN VANTAGGIO
L’esercito russo “non è attualmente attrezzato per schierare rapidamente ed efficacemente 300.000 riservisti”, ha spiegato alla Cnn Alex Lord, esperto di Europa ed Eurasia presso la società di analisi strategica Sibylline a Londra. I militari di Mosca “non hanno abbastanza attrezzature moderne per così tante nuove truppe”, ha confermato Jakub Janovsky, analista militare che contribuisce al blog di intelligence open source Oryx. E anche se avessero tutto l’equipaggiamento, le armi e la motivazione di cui hanno bisogno, radunare 300.000 soldati rapidamente addestrati per la guerra sarebbe impossibile, secondo gli esperti. “Ora in Russia non esistono né ufficiali extra né le strutture necessarie per una mobilitazione di massa”, ha affermato Trent Telenko, funzionario dell’Agenzia di gestione dei contratti della difesa degli Stati Uniti che ha studiato la logistica russa. Inoltre, prevedendo un addestramento minimo di almeno tre mesi, il nuovo personale si troverebbe coinvolto nel conflitto durante l’inverno ucraino. Una circostanza che, secondo Lord, renderebbe “improbabile il fatto che un tale afflusso di riservisti possa avere un grave impatto sul campo di battaglia fino alla primavera del 2023”, stagione che comunque potrebbe vedere gli uomini di Putin demotivati e “mal equipaggiati”. askanews