Russia preoccupata per Libia, ma spera vantaggi su energia

Russia preoccupata per Libia, ma spera vantaggi su energia
16 febbraio 2015

La Russia condivide la preoccupazione per la situazione in Libia, condanna l’esecuzione dei 21 cristiani copti e lascia intendere che la drammatica evoluzione della crisi sul versante Sud del Mediterraneo potrebbe comportare complicazioni sul mercato del petrolio, sviluppi negativi per l’Europa, ma non per Mosca. “I membri del Consiglio russo di sicurezza hanno espresso preoccupazione per l’espansione dello Stato islamico e hanno condannato le recente barbare uccisioni da parte del gruppo radicale islamista”, ha riferito oggi il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov (foto). Per ora nessun commento sulle richieste di un intervento internazionale in Libia, lanciate oggi dall’Egitto. Ma il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha avuto una conversazione telefonica proprio con il collega Sameh Hassan Shoukry, che ha dato voce all’appello del Cairo. Il capo della diplomazia russa ha detto che “Mosca sosterrà l’Egitto nella lotta contro il terrorismo”, senza precisare ulteriormente.
Russia ed Egitto hanno rilanciato di recente i loro rapporti, a livelli dimenticati da decenni. Il presidente Vladimir Putin è stato in visita nel Paese nordafricano la settimana scorsa, per rafforzare una partnership sempre più evidente sul piano economico, ma anche politico. Il leader del Cremlino aveva giocato d’anticipo con Al Sisi, accolto con tutti gli onori nella primavera del 2014, ancora prima che diventasse presidente: una mossa che fece infuriare gli Usa, ma che pose le basi di un rapporto privilegiato ora evidente. Il Cairo si è unito oggi alla richiesta francese di una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, per discutere “nuove misure” contro i jihadisti dello Stato islamico.
Una richiesta che non può dispiacere al Cremlino, dato che nel Consiglio di Sicurezza la Russia siede come membro permanente e, come tale, detiene il diritto di veto. In generale, Mosca insiste per ridare peso alle Nazioni Unite e nel 2011 si è opposta all’intervento occidentale in Libia, denunciando quello che era a suo avviso una mossa illegale, proprio perchè privo di mandato del Palazzo di Vetro.
Ma c’è un altro aspetto della crisi libica che Mosca segue molto da vicino: il petrolio. Oggi i siti russi danno forte evidenza al comunicato della compagnia libica National Oil Corporation, che mette in guardia dal pericolo che l’aggravarsi della crisi possa imporre un completo stop della produzione di greggio in Libia. Uno scenario che rilancerebbe il ruolo della Russia come fornitore energetico senza vere alternative per il vecchio continente. Una riflessione che riguarda l’Europa e certo l’Italia stessa, per cui l’import di gas da Libia e Algeria copre il 24 per cento del fabbisogno italiano, per il petrolio, invece, sommando Libia, Algeria, Egitto e Tunisia (ma da questi ultimi due Paesi la fornitura è poca cosa) si arriva al 27 per cento del fabbisogno nazionale.

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