La mano dura dello ‘Zar’ non ha risparmiato colpi in Russia, dove si sono tenute manifestazioni di protesta contro l’insediamento di Vladimir Putin al Cremlino, atteso per domani, lunedì. Sono almeno 1.600 le persone arrestate in circa 90 città russe durante le proteste antigovernative organizzate dal leader dell’opposizione Alexei Navalny ma non autorizzate dalle autorità. Secondo l’organizzazione OVD-Info, sono almeno 700 gli arresti a Mosca e oltre 230 a san Pietroburgo. Un bilancio pesante, che ha spinto l’Unione europea ad ammonire Mosca: “Rilasciateli immediatamente”. Le proteste sono segno che la rete messa in piedi da 41enne blogger Alexei Navalny, anche lui tra i fermati e poi rilasciato, e’ ben radicata e diffusa. Navalny e’ stato fermato dalla polizia in viale Tverskaia, nella capitale russa, durante la manifestazione ‘Per noi non e’ lo zar’. E’ stato lo stesso Navalny, in seguito, a dare su Twitter notizia della sua scarcerazione. Durante le manifestazioni gli agenti hanno usato i gas lacrimogeni per disperdere la folla.
Bruxelles: “Le violenze minacciano le libertà fondamentali di espressione”
Nella vicina piazza Pushkin ci sono stati momenti di tensione tra i manifestanti e un gruppo di nazionalisti del movimento Nod che sostengono Putin. Le proteste sono iniziate nelle regioni russe dell’estremo oriente e della Siberia, con decine di manifestanti fermati. “Gli arresti sono stati condotti in modo indiscriminato”, hanno riferito alcuni osservatori indipendenti. “Alcuni fermati presentavano anche graffi e lividi”, hanno aggiunto. A Novokuznetsk, nella Siberia sud-occidentale, le manette sono scattate nei confronti di una decina di minatori, ha riportato Ovd-Info. L’Unione europea ha protestato con forza, e inedito tempismo. “Le violenze contro i dimostranti – afferma una nota dell’Alto rappresentante per la Politica estera, Federica Mogherini – minacciano le liberta’ fondamentali di espressione, associazione e assemblea nella Federazione russa”, mentre le azioni contro la stampa rappresentano una “minaccia alla liberta’ dei media”. Bruxelles “si aspetta” che Mosca “non eroda” ma “rispetti i diritti fondamentali, cosi’ come sono consacrati nella Costituzione russa, e che le autorita’ di quel paese “mantengano gli impegni presi nella comunita’ internazionale, incluso il Consiglio d’Europa e l’Osce, per il consolidamento di tali diritti”.