Sacelit, si continua a morire d’amianto

Sono trascorsi vent’anni dalla chiusura dello stabilimento di San Filippo del Mela. Bilancio: 118 morti e un centinaio di malati.

Centodiciotto morti, il lavoro che si trasforma in tragedia. Accade in provincia di Messina a San Filippo del Mela agli ex dipendenti della Sacelit, azienda dove si lavorava l’amianto. Molti degli ex operai e i loro familiari sono deceduti per malattie collegate alle fibre killer di asbesto, circa un centinaio sono malati. La bonifica del sito, non è terminata e circa quattromila persone che abitano nei dintorni sono potenzialmente a rischio. La fabbrica era legata alla famiglia Presenti, proprietaria della Italcementi. Nessuno dei dirigenti quando la fabbrica era in funzione aveva avvertito gli operai della pericolosità dell’amianto. Lavoravano quindi senza protezioni e solo anni dopo anni i dipendenti scoprirono casualmente gli effetti delle fibre di questo minerale leggendo un articolo su un giornale. Da quel giorno, hanno iniziato una battaglia per avere riconosciuti i loro diritti. Dalla chiusura del sito avvenuto nel 1993, il comitato ‘ex esposti amianto e ambiente” guidato dall’ex dipendente Salvatore Nania e assistito da alcuni legali, è riuscito ad ottenere risarcimenti per oltre 16 milioni di euro. “L’azienda – spiega Nania – ha ammesso la sua responsabilità e non si rifiuta di dare i risarcimenti. Nessuna cifra però potrà mai valere quanto la vita dei miei colleghi morti. Per molti anni nei terreni attigui all’azienda – aggiunge Nania – erano sotterrati centinaia sacchi di iuta con migliaia di tonnellate d’amianto”.

Accanto all’ex Sacelit sarebbero in teoria a rischio moltissime persone che risiedono nei pressi della fabbrica. “Recentemente – prosegue Nania – è morta Anna G., 68 anni, moglie di un mio collega che abitava vicino l’azienda. La ricordo, era una persona piena di vita, sempre sorridente e cordiale. Mai avrebbe immaginato che abitare negli appartamenti vicini all’azienda, e avere lavato gli indumenti da lavoro del proprio marito, avrebbero potuto farla soffrire e portarla a una morte orribile. All’inizio del 2007, la donna era stata sottoposta alla sorveglianza sanitaria da parte dell’Asp di Messina a seguito di protocollo sanitario per gli ex dipendenti e loro familiari; in quella occasione le è stata riconosciuta l’asbestosi pleurica”. Non si dà pace, l’ex dipendente della Sacelit. “Ancora oggi in Sicilia non esiste una mappatura dei territori dove è presente ancora amianto – dice ancora Mania -. Fino a quando non ci sarà un serio monitoraggio non si potrà intervenire sui tetti esposti al rischio di piogge, forti venti e grandinate che abbattendosi sulle coperture di amianto rilasceranno fibre o microfibre invisibili all’occhio umano. Molto spesso – conclude – aziende e famiglie non hanno i soldi per sostituire i tetti in cattive condizioni e lo Stato dovrebbe intervenire, venendo incontro alle persone per aiutarle”.

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