La direttiva europea sul salario minimo “non impone agli Stati membri alcun obbligo di fissare per legge il salario minimo adeguato e neppure di stabilire un meccanismo vincolante per l`efficacia generalizzata dei contratti collettivi”. La direttiva “è al contrario estremamente chiara nel segnalare, rispetto all`obiettivo di promuovere un sostanziale ‘miglioramento dell`accesso effettivo dei lavoratori al diritto alla tutela garantita dal salario minimo’, una netta preferenza di fondo per la soluzione contrattuale rispetto a quella legislativa”. E’ quanto segnala il documento relativo agli esiti della prima fase istruttoria tecnica sul lavoro povero e il salario minimo discusso dall’assemblea del Cnel.
“La direttiva europea – sottolinea il documento – là dove esiste un robusto ed esteso sistema di contrattazione collettiva non richiede ulteriori verifiche o adempimenti. Da ciò si può evincere che il trattamento retributivo previsto da un contratto collettivo qualificato, cioè sottoscritto da soggetti realmente rappresentativi, sia adeguato”. L`assemblea del Cnel ha illustrato il documento relativo agli esiti della prima fase istruttoria tecnica sul lavoro povero e il salario minimo, precedentemente approvato dalla commissione dell`informazione con il solo voto contrario della Cgil e l`astensione della Uil.
Il documento complessivo e finale sarà discusso in assemblea nella seduta del 12 ottobre. I risultati di questo lavoro sono stati consegnati alla commissione dell`informazione della XI consiliatura che si è insediata il 22 settembre. La commissione ha prodotto la prima parte del documento richiesto dal presidente del consiglio, Giorgia Meloni, quella dedicata all’inquadramento e all’analisi del tema. Farà seguito la seconda parte, dedicata alle proposte, che verrà consegnata ai consiglieri entro il 6 ottobre.