E’ muro contro muro tra maggioranza e opposizioni sul salario minimo ed è slittato il voto in commissione Lavoro della Camera, anche sull’emendamento firmato dall’intero centrodestra che punta a far scomparire dal tavolo la proposta che lo introduce per legge con una soppressione tout court del testo. La seduta riprenderà domani, si annuncia infuocata e non è escluso che si affaccino i leader. Sul salario minimo, i partiti di minoranza hanno trovato una certa convergenza, non così scontata di questi tempi, e tentano di tenere alta l’attenzione, facendo notare inoltre quanto la situazione stia mettendo sempre più in difficoltà le ‘tasche’ delle famiglie degli italiani. Durante la seduta sono intervenuti in massa i deputati di Pd, M5S, Azione e Avs.
Il presidente della commissione, Walter Rizzetto (Fdi), ha tenuto a sottolineare che aveva “calendarizzato tra martedì e mercoledì sia il voto che le discussioni sul complesso degli emendamenti. Se legittimamente le opposizioni vogliono portare a domani la discussione sul complesso degli emendamenti, tranquillamente la presidenza lo concede”, ma ha chiarito che il voto non slitterà ulteriormente: “Dobbiamo istruire per andare in Aula entro il 28. Cercheremo, compatibilmente con gli spazi che ognuno vuole prendersi, di votare entro questa settimana”. La responsabile lavoro Dem Maria Cecilia Guerra, che interverrà in commissione domani, ha replicato a chi lancia l’accusa di ostruzionismo: “Ci stiamo avvalendo di tutte le possibilità offerte dal regolamento e interveniamo nel merito, da parte nostra non c’è alcun atteggiamento pretestuoso. Il problema è che loro rifiutano il dibattito. Abbiamo incardinato la Pdl a marzo, abbiamo fatto decine di audizioni, lavorato su un testo base su cui il centrodestra non ha avanzato alcuna proposta e ora vogliono cancellare il testo base con un emendamento. Quello che vogliamo è che resti aperta la discussione in commissione e in aula e che venga evitata una bocciatura liquidatoria sul salario minimo. La maggioranza ha paura di questo argomento”, rileva Guerra.
Botta e risposta anche sulla copertura del provvedimento. A Rizzetto che paventa il ‘no’ della commissione Bilancio perché la pdl sarebbe carente sul fronte delle risorse, Guerra e il capogruppo Dem in commissione Arturo Scotto rispondono che il testo prevede che sia la legge di Bilancio a individuare le coperture. Da Bruxelles, dove si sta tenendo il vertice Ue-Celac, la segretaria Dem Elly Schlein avverte che il Pd non mollerà: “Abbiamo parlato questa mattina di salario minimo, di alzare i salari delle persone, di aumentare il potere d’acquisto rispetto a un’inflazione alzata anche per effetto della guerra” e “Giorgia Meloni non può voltare la faccia dall’altra parte. Noi continueremo a batterci, non molleremo di un centimetro su questa importante proposta”. “Tajani – sottolinea su twitter il presidente M5S Giuseppe Conte – dice che non serve un salario minimo, ma un ‘salario ricco’. Ricco per chi? Per politici, parlamentari ed ex parlamentari, a cui hanno ripristinato tutti i vitalizi? A Tajani e Forza Italia lasciamo le battaglie per i soliti privilegiati, noi continueremo a lottare per quasi 4 milioni di lavoratori che non arrivano a guadagnare neanche 9 euro l’ora. Meritano rispetto e dignità”.
Il leader di Azione Carlo Calenda taccia il ministro degli Esteri Antonio Tajani di “grave ignoranza” quando dice che il salario minimo ‘non serve, non siamo in unione sovietica’: “ha detto un’imbecillità e sorprende che un ministro degli Esteri non conosca fatti fondamentali tipo che il salario minimo c’è in tutti i Paesi del G7, europei e occidentali. Secondo quanto si apprende, la seduta di domani, calendarizzata alle 12, potrebbe slittare al pomeriggio, all’ordine del giorno c’è anche un ufficio di presidenza sul timing dei lavori dove continuerà il braccio di ferro.