di Daniele Di Mario
Anche l’ultima mediazione è fallita. Il Pd va in vacanza con i nervi tesi, lo scontro tra maggioranza renziana e sinistra interna ormai giunto ai livello di guardia e lo spettro di una scissione mai prima d’ora così a un passo. La proposta avanzata dal capogruppo in Senato Zanda di introdurre l’elezione semidiretta dei senatori – così da non modificare l’impianto delle riforme dando al contempo un contentino alla minoranza Dem che continua a chiedere l’elezione diretta dei senatori – viene rispedita al mittente come irricevibile dall’opposizione interna. Roberto Speranza su la Repubblica spiega come spetti ora a Renzi tenere unito il Pd, perché la minoranza – che a Palazzo Madama conta su 28 senatori che hanno firmato l’emendamento sul Senato elettivo – stavolta è disposta ad andare fino in fondo. Anche a costo di una scissione. Anche a costo di far cadere il governo, sebbene per Speranza la tenuta della maggioranza, sempre garantita sinora, e le riforme costituzionali sono due temi distinti. Certo nel Pd maggioranza renziana e sinistra interna vivono ormai da separati in casa. Nessun segno d’apertura da entrambi i fronti.
“Se la discussione è sincera, penso si possa trovare un punto di equilibrio, me lo auguro. Però non possiamo cambiare l’articolo 2: fare l’elezione diretta dei senatori significa cambiare la riforma – così Debora Serracchiani, vicesegretario Pd, sbatte la porta in faccia alla propria opposizione interna – Anche la minoranza Pd deve trovare una ragionevolezza che finora non c’è stata”. E se al Senato i voti favorevoli al Senato elettivo oscillerebbero tra 166 a 176 su una maggioranza teorica di 161 e sarebbero quindi in grado di mandare sotto il governo, la Serracchiani recita come un mantra il verbo di Renzi e rilancia: “Riteniamo che ci sarannno i numeri anche stavolta. Noi non stiamo lavorando sull’ipotesi che non ci siano numeri e che ci sia una crisi di govenro. Siamo convinti che lavoreremo tutti fino al 2018. Noi vogliamo andare avanti e siamo convinti che ci sarà modo di ragionare con tutti. Anche perché non credo che la minoranza Pd voglia consegnare il paese a Grillo e Salvini”. “Noi – specifica la Serracchiani – non andiamo avanti da soli. Abbiamo sempre detto di voler fare le riforme costituzionali con tutte le forze poliiche. Certo, di fronte a 520mila emendamenti, l’impressione è che si vogliano fermare le riforme e noi invece siamo orientati ad andare avanti perché sono riforme che servono al Paese, non al Pd”.
Per il senatore renziano Andrea Marcucci “la proposta di Zanda è un punto di incontro concreto. Se la minoranza Pd la boccia, significa che non vuole il dialogo nel merito, che è animata da altri obiettivi politici, estranei alla riforma del Senato”. Ma Vannino Chiti, pur stigmatizzando l’ostruzionismo di Calderoli con i suoi 510mila emendamenti, la pensa diversamente: “C’è chi parla senza arrossire di introdurre un’elezione semidiretta dei senatori, cioè una presa in giro dei cittadini e un obbrobrio nella Costituzione. Cosa dovremo attenderci ancora come pseudomediazione: la Costituzione semifredda? Fa così tanta paura l’elezione diretta dei senatori da parte dei cittadini? Bisogna concentrarsi su pochi punti chiave: funzioni e competenze del Senato; sua elettività; elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici della Corte costituzionale; immunità; riduzione anche del numero dei deputati; rapporti tra Stato centrale e Regioni”.