“Sono felice, la mia testa è ancora lì in pedana – racconta l’azzurra al sito della Fidal – avevamo lavorato tanto per ottenere questo obiettivo, la medaglia mi ripaga di ogni momento passato sul campo. Mi auguro che per me possa essere un punto di svolta, anche un modo diverso di vivere l’atletica. L’oro? In realtà ero concentrata solo sul mio modo di saltare, e devo dire che la misura ottenuta qui, l’1.97 (la sua migliore dell’anno ndr) mi soddisfa in pieno”. Il match tra la azzurra e la russa Kuchina potrebbe diventare il leit-motiv dell’alto per i prossimi anni. “Me lo auguro, certo, anche se (ride, ndr) visto com’è andata oggi, magari in futuro potremmo alternarci nelle posizioni sul podio… – conclude la Trost – No, seriamente, una dedica speciale voglio farla a Gianfranco Chessa, il mio allenatore: spesso mi sono presentata nervosa al campo, in allenamento, e lui comunque c’era, c’è stato sempre”.