Il procuratore generale della Corte d’Appello di Roma Giovanni Salvi è stato eletto nuovo procuratore generale della Corte di Cassazione. La nomina è arrivata nel plenum straordinario del Consiglio superiore della Magistratura, che si è svolto a Palazzo dei Marescialli alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ha ottenuto 12 voti. Salvi era ritenuto in “pole” per la nomina, dopo essere stato il magistrato più votato dai componenti della V Commissione del Csm sugli incarichi direttivi. In corsa c’erano anche il procuratore generale di Napoli Luigi Riello e l’avvocato generale alla Procura generale della Cassazione Marcello Matera. A favore di Salvi in Commissione si erano espressi il presidente Mario Suriano (Area) e i consiglieri Piercamillo Davigo (togato di Autonomia e Indipendenza) e Alberto Benedetti (laico eletto dal M5S).
Nel plenum Riello ha ottenuto 4 voti, Matera 3 voti, mentre sono stati 5 gli astenuti. Salvi prende il posto dell’ex pg Riccardo Fuzio, che ha lasciato l’incarico – per il collocamento a riposo anticipato – lo scorso 21 luglio, dopo essere rimasto coinvolto nell’inchiesta della Procura di Perugia (è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio) sulle toghe : secondo i pm di Perugia, Fuzio avrebbe riferito dettagli al pm romano ex presidente Anm Luca Palamara (sospeso dalla magistratura) sull’inchiesta a suo carico per corruzione. Nel plenum del Csm Giovanni Salvi ha raccolto 12 voti: a suo favore si sono espressi tutti e 4 i consiglieri di Area DG (Cascini, Suriano, Dal Moro, Zaccaro), tutti i consiglieri di A&I (Davigo, Ardita, Marra, Di Matteo e Pepe) e i tre laici in quota 5 Stelle (Donati, Benedetti e Gigliotti). Per Matera hanno votato i 3 consiglieri di Unicost, mentre a Riello sono andati 4 voti (3 del gruppo di Magistratura Indipendente più il consigliere laico di Forza Italia Cerabona). I 5 astenuti sono stati il primo presidente Mammone, il vice presidente Ermini (che di prassi non vota), i consiglieri laici Basile, Cavanna e Lanzi.
CHI E’ SALVI
In magistratura e’ da 40 anni. E la sua lunga carriera e’ segnata da due costanti: il legame con Roma, sua citta’ di adozione, e con le funzioni di pubblico ministero, che non ha mai smesso se non per brevissimi periodi. Giovanni Salvi, il “papa straniero” a cui il Csm ha assegnato l’incarico di procuratore generale della Cassazione ( ed e’ la prima volta che accade), alla capitale e’ legato a stretto filo. Nato a Lecce, 67 anni fa, Salvi e’ arrivato alla procura di Roma nel 1984 e ci e’ rimasto per 20 anni. Un lunghissimo arco di tempo in cui si e’ occupato di indagini delicate, come quelle sulla strage di Ustica, gli omicidi di Mino Pecorelli e Roberto Calvi e di inchieste sui Nar e le Br. Un’esperienza interrotta nel 2002, quando Salvi e’ stato eletto componente togato del Consiglio superiore della magistratura , nella lista di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe confluita negli ultimi anni in Area, senza pero’ sciogliersi. A Roma e’ poi tornato da procuratore generale nel 2015, nominato all’unanimita’ dal Csm.
Quattro anni prima invece era passata sul filo di lana la sua nomina a procuratore di Catania. E da quell’ufficio, che ha guidato dal 2011 al 2015, ha coordinato numerose inchieste sul traffico dei migranti e sulla mafia. Indagini che con la collaborazione dei capi di Cosa Nostra catanese, hanno consentito di individuare i responsabili di delitti centrali per la ricostruzione delle vicende nazionali dell’organizzazione mafiosa, come l’omicidio di Luigi Lardo. Se e’ vero che e’ la prima volta che il Csm non ha scelto una soluzione interna per il vertice della procura generale della Cassazione, Salvi non e’ del tutto estraneo all’ufficio che dovra’ guidare: vi ha lavorato per 4 anni, dal 2007 al 2011, con le funzioni di sostituto Pg. E’ stato anche vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati negli anni dello scontro tra le toghe e il governo Berlusconi. A cercare negli archivi non sono tante le sue esternazioni. L’ ultima l’ ha fatta per invocare rispetto per il lavoro della procura di Roma, dopo che la Cassazione ha fatto cadere l’accusa di associazione mafiosa per i condannati dell’inchiesta sul Mondo di mezzo.