Salvini ai prefetti, stretta su rifugiati: “Donne incinte a bambini rimangono in Italia”

Salvini ai prefetti, stretta su rifugiati: “Donne incinte a bambini rimangono in Italia”
Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini e il vice presidente del Consiglio presidenziale della Libia, Ahmed Maitig
5 luglio 2018

“Con una circolare a prefetti e presidenti delle commissioni per il riconoscimento della protezione internazionale, ho personalmente richiesto velocita’ e attenzione nel dare accoglienza a chi scappa veramente dalla guerra ma anche nel bloccare tutti coloro che non ne hanno diritto”. Con un tweet il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato questa mattina di aver chiesto ai prefetti di fare molta attenzione nella valutazione di casi dei richiedenti asilo. Una circolare i cui contenuti erano stati anticipati da alcuni organi di stampa creando moltissime polemiche perche’ metterebbe a rischio lo status di riconoscimento umanitario anche per donne in stato di gravidanza e per bambini.

“Voglio dare una stretta ai finti rifugiati e ai finti permessi umanitari”, ha poi spiegato lo stesso ministro a margine della conferenza stampa al Viminale con il vice presidente del Consiglio presidenziale della Libia, Ahmed Maitig. Nel corso della conferenza il leader leghista ha anche replicato alle accuse. “Io ho chiesto di evidenziare i casi eccezionali. Donne incinte e bambini – ha assicurato – rimangono in Italia. Il problema riguarda i furbetti, i quali non possono essere messi sullo stesso piano degli altri. Si vergognino i disinformati che dicono e scrivono il contrario – ha aggiunto – perche’ il senso dell’iniziativa e’ di limitare un abuso che va a discapito dei rifugiati veri. Su 43mila domande esaminate, i rifugiati sono il 7 per cento mentre la protezione sussidiaria raggiunge il 5. Poi abbiamo la protezione umanitaria che, sulla carta, e’ riservata a limitati e residuali casi di persone che, pur non essendo in fuga dalle guerra hanno necessita’ di una tutela. Ma rappresentano il 28 per cento dei casi che poi arriva al 40 con i ricorsi, decine di migliaia di persone. E spesso diventano la legittimazione dell’immigrazione clandestina”.

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Malgrado dal Viminale facciano rilevare che si punta ad avere una interpretazione uniforme sul territorio nazionale, a fronte di un quadro legislativo non chiaro, secondo la Fp Cgil Salvini “intende restringere il campo di applicazione di una disposizione legislativa dello Stato, il Testo Unico sull’immigrazione del ’98, richiamando le commissioni a non valutare soltanto i seri motivi previsti dalla norma a base del rilascio del permesso ma anche la condizione complessiva del richiedente riferibile alle condizioni di partenza di privazione o violazione dei diritti umani nel paese di origine. Nella sostanza – conclude il sindacato – nessuna singola circostanza potra’ essere presupposto per la concessione del beneficio”.

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