Salvini apre a Berlusconi ma detta regole: no ai Fini, Casini e Alfano
IL CENTRODESTRA Il leader della Lega: “A me piacerebbe portare il leader e tutta Forza Italia su posizioni più europee, meno succubi della Merkel”
Matteo Salvini rivendica di essere tra i più accaniti sostenitori dell’unità del centrodestra “per mandare a casa” Matteo Renzi. Nessun problema dunque a rimettere insieme i pezzi della coalizione ma, precisa lo stesso leader leghista, a determinate condizioni. “La storia della Lega – dice Salvini – insegna che noi non abbiamo paura di mettere in ballo qualche poltrona, assessorato o ministero: se c’è da andar da soli andiamo da soli. Il mio obiettivo è lavorare a una coalizione alternativa a Renzi la più ampia possibile senza ricommettere gli errori del passato con i Fini, Casini e Alfano. Secondo me ci riusciamo”. In sostanza, “a me piacerebbe portare Berlusconi, Forza Italia e tutto il centrodestra su posizioni più europee, meno succubi della Merkel, per tornare ad avere sovranità europee sulla moneta, sui confini, sull’agricoltura”. Dunque, nessun problema per il leader leghista a rimettere insieme i pezzi della coalizione. Salvini, d’altronde, sa perfettamente che con l’Italicum che prevede il premio alla lista e non alla coalizione, lasciare fuori Forza Italia e di conseguenza il punto di riferimento degli elettori moderati sarebbe un grosso rischio.
L’obiettivo però è che sia il Carroccio, forte del consenso elettorale, a dettare le regole dell’accordo. E per fare questo, il passaggio delle elezioni amministrative sarà dirimente. Il voto consentirà ai partiti di ‘pesarsi’ e di poter così ridisegnare gli equilibri all’interno dello stesso perimetro. La ‘madre’ di tutte le battaglie è ovviamente la corsa per la poltrona di primo cittadino della Capitale una sfida che secondo il leader leghisti è di fatto tra due donne: Giorgia Meloni e Virginia Raggi. Ed è proprio la candidata grillina ad essere l’opzione che Salvini prende in considerazione in caso di esclusione della Meloni dal ballottaggio a vantaggio di Giachetti. La colpa della divisione del centrodestra però, a sentire il leader leghista, è solo del Cavaliere ‘reo’ dopo aver “mollato Bertolaso” di non aver scelto la Meloni ma Alfio Marchini. Ecco perché è proprio il capo di Forza Italia a finire sul banco degli imputati: “A lui sono sempre riconoscente ma ha perso smalto”, dice Salvini facendo un paragone, da tifoso milanista, anche con la debacle della squadra rossonera anche nell’ultima di campionato. Calcare la mano ora sulla leadership del centrodestra non è il momento ma è chiaro che sarà quello il tema centrale dei prossimi mesi.