Salvini e Di Maio da Conte separati (in casa). Oggi vertice e Cdm

Salvini e Di Maio da Conte separati (in casa). Oggi vertice e Cdm
Matteo Salvini (sx) e Luigi Di Maio
13 novembre 2018

Per Rocco Casalino si è trattato solo di “un fraintendimento”, ma per una parte della giornata di ieri più che un governo gialloverde è parso di vedere all’opera un governo giallo e un governo verde. Entrambi con casa presso la sede del Governo. Dopo aver fatto filtrare la notizie di un vertice a palazzo Chigi sulla manovra, la comunicazione governativa è andata in tilt. Prima si è scoperto che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, era assente. Poi si sono inseguite smentite (“non è in corso alcun vertice” dal lato M5S-premier) e conferme (“riunione a Chigi in corso su manovra con Conte” dal lato Lega). Infine è arrivata la dichiarazione del vicepremier e leader leghista Matteo Salvini: “Incontro positivo con presidente Conte per fare il punto su manovra, Libia e in vista della lettera a Bruxelles”.

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A quel punto si è potuto sapere che Giuseppe Conte ha incontrato, in modo però “informale”, anche l’altro vicepremier Luigi Di Maio, leader M5S. “Sulla manovra li vedo compatti”, dicono fonti vicine ai 5 stelle, a proposito delle nuove apparenti tensioni fra Di Maio e Salvini. Ieri però qualche discussione c’è stata sui contenuti della lettera di risposta sulla manovra che Tria deve inviare a Bruxelles, con il M5S attestato sulla linea rigida, Tria più flessibile, intenzionato a introdurre qualche modifica sul fronte delle previsioni sul Pil, la Lega disposta a qualche apertura nei confronti degli sforzi di mediazione con la Commissione Ue fatti da via XX settembre. Non a caso, un vertice di maggioranza/governo vero e proprio, rito ormai consolidato, traghettato in questa legislatura da altre stagioni politiche, “si terrà appena il presidente del Consiglio tornerà da Palermo”, dove è impegnato nella conferenza internazionale sulla Libia. Oggi, prima del Consiglio dei ministri convocato alle 20.

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Ma la lettera “non è un nodo, al massimo un nodino”, si dice dalle parti dei 5 stelle. Lo scontro vero, quello sul quale si registra la tensione più grande fra i due partner di maggioranza, è quello sulle grandi opere, prima fra tutte la Tav. Sulla quale il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, fa sapere di aver condiviso con il governo francese la necessità di andare fino in fondo con l’analisi costi-benefici. Salvini, che si dice “impressionato” dalla manifestazione pro-Tav di Torino, concede però la necessità di “nuove verifiche”. E Di Maio apre ai manifestanti, parlando di porte aperte “per un dialogo costruttivo”. Ma la linea dei 5 stelle storici non cambia: “Il mio pensiero resta che la Tav è un’opera obsoleta, e non va assolutamente fatta”, avverte Fico. Del resto, in Parlamento le fonti stellate ricordano che non è l’unica opera “in attesa di giudizio” attraverso la revisione avviata da Toninelli.

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Ci sono anche Gronda, Pedemontana e Terzo valico, unico quest’ultimo a sembrare avviato a una pacifica conferma. Questo tema, però, non è ancora maturo. E il decreto sicurezza? Dopo la fiducia al Senato e l’avvio dell’istruttoria interna sui 5 stelle che non l’hanno votata, il decreto è alla Camera. Va approvato in via definitiva a inizio dicembre pena la decadenza del provvedimento, “ma se i tempi non fossero così stretti qualcosa in commissione potrebbe ancora succedere”, dice un deputato della vecchia guardia. Non va dimenticato che si tratta del punto forse di maggior tensione fra la Lega e l’anima storicamente più “movimentista” del M5S, il cui massimo esponente, Roberto Fico, siede sullo scranno più alto di Montecitorio e può contare su una schiera di parlamentari sensibili alle sue esternazioni in materia di migranti.

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