Salvini a Pontida lancia sfida a “potenziali alleati”: vogliamo la repubblica federale presidenziale

PONTIDA Il leader leghista  ha rinnovato il suo no al progetto di Parisi. E ha tuonato: “Al Tg1 abbiamo giornalisti servi” Polemico l’intervento di Bossi di Giuseppe Novelli

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maroni salvinidi Giuseppe Novelli

Un presidente della Repubblica con poteri di governo eletto dal popolo in una repubblica federale, con una sola camera e il vincolo di mandato per i parlamentari. “Che cosa ne pensano i nostri potenziai alleati?”. E’ attorno a questa domanda, ripetuta più volte, che si è concretizzato il senso politico del trentesimo raduno di Pontida, al di là dell’atmosfera di festa e partecipazione dei militanti sullo storico pratone che fa parte, con i suoi riti e il suo folklore, dell’identità stessa della Lega. Anche perché il tema del raduno quest’anno era la mobilitazione per il no sulla riforma Renzi. Matteo Salvini (foto con Maroni), che ha parlato sul palco montato davanti allo storico “pratone” gremito di militanti, ha concluso il suo lungo intervento, durato più di un’ora e terminato alle 15 dopo i discorsi dei segretari nazionali (regionali ndr), i presidenti delle regione guidate dalla Lega, i capogruppo in Camera e Senato, il fondatore Umberto Bossi e l’ex ministro per le Riforme Roberto Calderoli, snocciolando una serie di “obiettivi” e proposte della Lega, poste come discriminanti per una eventuale futura alleanza di centrodestra. Tra i punti: indicati: l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale alla elezione diretta dei giudici, l’introduzione dei referendum sui Trattati internazionali, “perché dopo la Brexit tocca a noi”, i concorsi nazionali con graduatorie regionali. A Pontida Salvini ha rinnovato il suo no al progetto di Stefano Parisi: “Se stai con Fini e con Casini o se ti chiami Scajola e stai con Alfano non stai con noi. Se volete fare patti con questa gente scegliete un altro segretario, io non ho problemi: faccio l’eurodeputato, il consigliere comunale e il soldato”.

umbertobossi_01E ha rivendicato “l’orgoglio per la nostra storia ma – ha aggiunto – chi si ferma ostaggio del proprio passato non ha futuro”. “Io non sto sacrificando giorni e notti della mia vita per partecipare – ha detto – ma per vincere e governare, con la ruspa in tangenziale se necessario”. Ed è attorno alla transizione tra il passato, rappresentato da un polemico intervento del Fondatore Umberto Bossi (foto), il cui discorso è stato accolto peraltro con una certa freddezza dai suoi ex fan, e il futuro, con Salvini che ha riaffermato la sua linea “altrimenti possono scegliersi anche un altro segretario”, che si è consumata la polemica interna di oggi. Bossi non ha perso l’occasione di bacchettare, esplicitamente, Salvini, criticandolo su più fronti: il “nemico” scelto, che non dovrebbe essere l’Europa, ma, secondo il senatur, l’Italia che impedisce alla Padania di liberarsi; le pretese “nazionali” del leader leghista, perché “la Lega non potrà mai diventare un partito nazionale” e gli stessi dirigenti intervenuti che “hanno detto poco o niente”. Salvini ha poi replicato con un “abbraccio” e “gli auguri di compleanno”. Ma non ha rinunciato a precisare che andrà avanti sulla sua strada. “Mi fanno schifo i rottamatori, sarò sempre grato a Bossi per quello che mi ha insegnato. Certo, la sesta volta che mi dice che non capisco un cazzo… Va bene. Che cosa faccio? Lo abbraccio perché non riesco a dire niente a Bossi. Me lo metto in saccoccia e poi vado avanti per la mia strada”. “Questo vale – ha aggiunto – per Zaia, per Maroni. Mi dicono: un rivoluzionario per vincere deve essere più cattivo. Ma io non riesco”. Comunque, “non arretro di un millimetro. Mi possono processare, indagare, minacciare, non mi può fregare di meno. Non mi fermo”.

Salvini è quindi passato ad uno dei cavalli di battaglia leghista, il tema immigrazione, con toni ancora più enfatici del solito: “E’ in corso un tentativo di pulizia etnica. Mancano solo i gulag, mancano le strutture che fra un po’ arriveranno – ha detto – E’ in corso un tentativo a livello continentale di omicidio di massa dei popoli europei a vantaggio degli schiavi da sfruttare a tre euro l’ora”. Fino ad affermare che “Siamo in guerra non ci sono i carri armati, ma la guerra oggi li fanno a colpi di spread e di finanza e di omicidio delle nostre economie e delle nostre culture. E se qualcuno ti dichiara guerra hai diritto a difenderti. Per l’Islam da noi non c’è spazio”. Salvini ha rivendicato il lavoro svolto in questi anni da leader: “Tre anni fa non sapevamo nemmeno se avremmo superato il 4 per cento e avremmo visto Bruxelles solo da turisti”, ha ricordato. E ha aggiunto: “Questa è la strada, poi ognuno a casa sua si gestisce come vuole”. Il leader della Lega ha quindi avvertito i militanti. “Si vince se siamo uniti, si discute dove si deve discutere, non portando in piazza le paturnie: chi va sul Facebook a rompere le palle a un altro militante va fuori dai coglioni. Serve un po’ di pulizia. I chiacchieroni non ci servono”. Il leader della Lega non ha perso l’occasione per un nuovo attacco alla Rai. “Al Tg1 abbiamo giornalisti servi. Noi abbiamo tra i giornalisti tra i più servi sulla faccia della terra e lo dico da giornalista. Ogni popolo ha i giornalisti e i politici che si merita”. E ha ironizzato su Michele Santoro: “D’altronde il nuovo che avanza è Santoro su Rai2, pagate il canone sereni fratelli, perché avremo la saggezza” in onda sulla tv pubblica, ha detto. Poco dopo il giornalista e conduttore televisivo Gad Lerner è stato fischiato dai militanti leghisti. “Sei una m… buffone, sei un provocatore, vattene”, gli è stato urlato al suo passaggio. Lerner è stato quindi accompagnato alla sua auto, fuori dal recinto dove si trovano i giornalisti, dal servizio d’ordine della stessa Lega.