Salvini prepara il conto a M5s. Di Maio, detteremo noi agenda. E l’Italia è al palo

I due leader preparano due strade diverse per il post 26 maggio

Di Maio, Salvini

Lo scontro sul dl sicurezza bis ha coinvolto direttamente il premier Conte, ma a palazzo Chigi sono convinti che la soluzione escogitata – il tema verra’ affrontato nel prossimo Cdm insieme al provvedimento sulla famiglia – possa essere un viatico per far ripartire il governo. L’auspicio e’ quello di tenere l’esecutivo fuori dalla contesa che si scatenera’ dopo le Europee, ma e’ pur vero che Salvini e Di Maio preparano due strade diverse per il post 26 maggio. La Lega non punta al rimpasto e ne’ (per ora) a sostituire Conte a palazzo Chigi. I dirigenti del partito di via Bellerio sono convinti che quell’assunto del ‘Capitano’ – “il governo andra’ avanti in ogni caso” – sia solo mera tattica. Ma il piano e’ gia’ scritto.

Il ministro dell’Interno, qualora la Lega dovesse superare il Movimento 5 stelle nelle urne, presentera’ il ‘conto’ a Di Maio. Il primo punto all’ordine del giorno e’ quello dell’economia. “Serve una sferzata”, il ‘mantra’ del vicepremier leghista. Ovvero flat tax subito. Poi c’e’ il tema dell’autonomia, quello della sicurezza ed occorre rompere gli indugi sulle grandi opere (leggi niente piu’ barricate sulla Tav). Ma soprattutto – dicono i ‘big’ del partito di via Bellerio – basta con il giustizialismo. Perche’ il 30 maggio si sapra’ la sentenza sul caso delle ‘spese pazze’ in Liguria che coinvolge Rixi. E Rixi – fa notare piu’ di un esponente della Lega – non e’ Siri, non si potra’ chiedere la sua testa senza non subirne poi le conseguenze.

La polemica di giornata nella maggioranza e’ sull’abuso di ufficio. Salvini da tempo ribadisce di voler abolire questo reato, per evitare che – questo il ragionamento interno alla Lega – gli amministratori siano lasciati alla merce’ dei pm, con la mannaia della legge Severino che incombe su ogni possibile atto amministrativo dei sindaci. Il Movimento 5 stelle non la pensa nello stesso modo, da qui il braccio di ferro tra i due vicepremier. Di Maio – spiegano fonti pentastellate – non ha alcuna intenzione di lasciare campo libero alla Lega. “Adesso sull’immigrazione dobbiamo risolvere un problema, quello dei rimpatri”, la sfida del responsabile dello Sviluppo e del Lavoro che ha un’agenda completamente diversa da quella della Lega: “Inizia la fase 2 del governo. Entro agosto salario minimo orario da 9 euro in su, riforma della sanita’ che va tolta dalla politica, aiuti a famiglie che fanno figli. Da qui – spiega – a dicembre lavorero’ per la galera ai grandi evasori, recuperiamo i soldi e abbassiamo le tasse per alzare gli stipendi”.

Ma lo scontro e’ anche sull’utilizzo del ‘tesoretto’ che restera’ sul reddito di cittadinanza, con la Lega che intende utilizzarlo per evitare l’aumento dell’Iva. E pure sull’azienda di viale Mazzini: il 28 ci sara’ nella Commissione di vigilanza della Rai il voto sul doppio incarico di Foa, con M5s che potrebbe appoggiare le istanze del partito democratico. Sempre la prossima settimana si aprira’ il fronte sul dl crescita e sullo sblocca cantieri mentre la Lega ha depositato al Senato anche la legge sulla castrazione chimica e rilancera’ la battaglia sulla cannabis. Lega e M5s attendono di capire quale saranno le cifre del voto del 26 maggio, poi – dicono sia dalla Lega che dal Movimento 5 stelle – si tireranno le somme in Cdm. “Ho il sospetto – l’accusa di Di Maio a Salvini – che un po’ la Lega stia chiedendo i voti domenica per aprire una crisi di Governo lunedi’ e far piombare un po’ il paese nel caos”. Con i fedelissimi il vicepremier della Lega ripete di non volere poltrone. Ribadisce di voler andare avanti, ma la tesi e’ la stessa di Giorgetti: “Si va avanti – questo il ‘refrain’ – solo se il governo esce dall’immobilismo e ritorna la fiducia reciproca”.