Record storico di voti per la Lega e sorpasso su Forza Italia. Matteo Salvini chiude a Milano con Attilio Fontana una campagna elettorale che per la prima volta ha portato il partito che fu di Umberto Bossi a giocarsela al Sud. Forte dei sondaggi positivi e della “aria buona” che riferisce di sentire ai comizi e tra la gente, il segretario leghista e’ convinto di fare un ottimo risultato e spera di festeggiare, nella notte tra il 4 e il 5 marzo, il record storico di voti della Lega, andando ben oltre il 10 per cento preso alla politiche del 1996, quando il Carroccio del senatur corse ‘da solo’ dopo il ‘ribaltone’ che a fine ’94 fece cadere il primo governo Berlusconi. Salvini non nasconde di puntare al 20 per cento – obiettivo arduo – o quanto meno al sorpasso di FI. Nel dialogo riservato con Giorgia Meloni e Raffaele Fitto, captato dai cronisti ieri a Roma, la leader di Fratelli d’Italia si diceva convinta che la Lega “arrivera’ prima” nella coalizione. A Meloni, Salvini rispondeva: “Non so, so che io prendero’ il 30%”. Tra i suoi collaboratori il convincimento e’ che Salvini non sia riuscito a terminare la frase e che il valore confidato agli alleati fosse riferito al dato relativo alle sole Regioni del Nord, dove il centrodestra dovrebbe fare l’en plein di collegi e consensi. Perche” il centrodestra vinca le elezioni – come Salvini dice di auspicare – deve arrivare al 40% e per ottenere questo risultato saranno “determinanti” diversi collegi del Sud e del centro Sud, come il leader leghista ripete ormai da settimane. Salvini ha detto di aspettarsi di prendere il 10 per cento al Sud e in ogni modo l’obiettivo e’ contenere l’ondata di consensi che avrebbe il Movimento 5 stelle nel Mezzogiorno, che lo stesso Fitto non nasconde di temere nel fuori onda con Salvini e Meloni. Nell’ipotesi migliore quindi, se il centrodestra raggiungesse il 40 per cento con la Lega primo partito del centrodestra, per Salvini si aprirebbero le porte di Palazzo Chigi, in base agli accordi stretti con gli altri componenti della coalizione.
Ieri Silvio Berlusconi si e’ giocato la carta della disponibilita’ dichiarata del presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani a fare il premier di un governo di centrodestra: ma comunque FI deve tradurre nelle urne il vantaggio che aveva nei sondaggi, quando ancora si potevano diffondere. In tal caso, il segretario leghista ha chiarito anche oggi che manterra’ gli impegni presi. In un ipotetico governo di centrodestra, anche se non fosse premier, Salvini ha detto di tenere in particolar modo a dicasteri come Interno, Commercio estero e Agricoltura. Per questi posti penserebbe a fedelissimi e comunque esponenti di partito, come, per esempio, il vice segretario, Giancarlo Giorgetti. Nel caso in cui dalle urne non emergesse una maggioranza netta ma si arrivasse a una situazione di stallo post voto, Salvini ha chiarito da settimane che “mai” la Lega partecipera’ a “governi di larghe intese, governissimi, o minestroni vari”. E’ questo l’impegno che ha chiesto anche ai suoi candidati, nell’incontro a porte chiuse, a Bologna. Non e’ detto pero’ che tutti rispettino l’appello, pur se netto, una volta eletti. I sospetti sono, non tanto su una eventuale diaspora guidata dal governatore lombardo uscente Roberto Maroni (che dopo la rinuncia a correre per un secondo mandato ha sensibilmente aumentato le critiche al suo ex delfino), ma ai candidati al Sud, spesso ex appartenenti ad altre famiglie politiche. Per quanto riguarda, infine, l’ipotesi a un sostegno a un eventuale governo 5 stelle, in caso di boom elettorale dei pentastellati (dati pero’ lontani dall’ottenere la maggioranza da soli), Salvini, a domanda diretta, l’ha pubblicamente esclusa. Ma non e’ detto, che, su temi specifici e su persone di garanzia, non si possano trovare convergenze dal 5 marzo in poi.