“Se deve ritenersi un flop un evento che porta gente da Lisbona, Parigi, Vienna, Bruxelles e Washington per parlare di lavoro e di futuro… Degli altri non ho notizie, se non i ritiri di due giorni nelle spa. Ecco, noi ai ritiri nelle spa, al superlusso, preferiamo una mezza giornata di lavoro”. Il leader della Lega, Matteo Salvini, respinge quelle che definisce “ricostruzioni fantasy” sull’evento ‘Wind of Changes’ del gruppo europeo di Identità e democrazia, in programma sabato a Roma. E tutte le assenze illustri – dal governatore del Veneto Luca Zaia a quella dell’Umbria Donatella Tesei – sono giustificate “ci mancherebbe altro”, assicura in conferenza stampa dopo la riunione del Cipess.
Agli studios di via Tiburtina, è sicuro, non ci saranno sedie vuote: “Abbiamo alcune decine di migliaia di rappresentanti politici e istituzionali. Abbiamo dovuto chiudere le iscrizioni perché non ci sta più gente. Oltre 1.500 persone non ci stanno”. Parlerà il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, l’astro nascente della destra estrema portoghese André Ventura, leader del partito Chega (in portoghese ‘basta’), Marine Le Pen ha registrato un video messaggio “che abbiamo visto ed è di grande impatto”. Ma non sarà una “internazionale nera” come dice qualcuno: “Ci saranno 1.500 persone pacifiche, tranquille, sorridenti, determinate”.
È di oggi l’annuncio che all’evento sarà presente anche una delegazione del partito repubblicano Usa. Salvini non perde l’occasione per ribadire che tifa per Donald Trump: “Le elezioni americane di novembre saranno fondamentali per l’equilibrio e lo sviluppo futuro. Spero con tutto me stesso che vincano i repubblicani. I periodi bellici corrispondono a certi cicli amministrativi, i periodi di pace ad altri”. E non si lascia sfuggire una battuta sulle recenti polemiche sulle presidenziali russe: “Il popolo è sovrano anche se non lo dico più perché sennò qualcuno si offende”. Scontato il riferimento ad Antonio Tajani e Giorgia Meloni. Ma la premier “è un’amica, l’ho abbracciata ieri alla Camera perché è un’amica”. E se il giorno precedente durante le comunicazioni al Senato di Meloni era assente è perché il suo incarico di ministro “fortunatamente lo impegna il 99% del tempo, con riunioni dalla mattina alla sera”. Anche sul suo rapporto con la presidente del Consiglio “tutte ricostruzioni fantasy”, “la realtà è molto più semplice di quanto uno se la immagina”.
Al di là delle ricostruzioni, però, la distanza tra Salvini e Meloni sul futuro dell’Ue è innegabile. Anche oggi il leader della Lega ribadisce che “l’obiettivo del Carroccio è arrivare al minimo in doppia cifra alle elezioni europee per essere determinanti nel Parlamento europeo, avere la maggioranza senza socialisti, cosa mai accaduta nella storia. Sarebbe impensabile votare Ursula von der Leyen che tanti problemi ha comportato”. In serata, dopo un passaggio al ristorante della Camera dove è in corso una degustazione di gelati, Salvini riunisce il consiglio federale della Lega. Non è un consiglio straordinario, precisa, “nessuna chiamata alle armi, quelle le lascio a Macron”, risponde a una giornalista di La7 che glielo chiede. “Ci sono 4 mila comuni al voto in primavera, analizzeremo sindaci e alleanze e decideremo chi stenderà il programma. Ci saranno ministri, governatori e sindaci”.
Il consiglio non sarà risolutivo per le candidature alle prossime elezioni europee. Le liste vanno depositate il 30 aprile. Non sarà sciolto stasera il nodo “Vannacci sì, Vannacci no, Vannacci forse – sono parole di Salvini – lo stimo, c’è un ragionamento aperto, decideremo entrambi”, spiega il vicepremier. “Come segretario della Lega – assicura – sono assolutamente contento di quello che stiamo costruendo al governo dei territori e del Paese. Abbiamo altri quattro anni davanti, abbiamo elezioni amministrative e regionali da vincere e quindi sono assolutamente soddisfatto”.