Dalla piazza storica della sinistra, la San Giovanni del Pci e di Berlinguer, dei sindacati e del Primo Maggio, domani Matteo Salvini tenterà la prima spallata al governo. “Saremo in 100mila, in 200mila”, dice senza fissare un’asticella precisa, il leader della Lega. Con lui anche Fratelli d’Italia e Forza Italia, con Silvio Berlusconi che riconosce la leadership del leghista: “E’ leader chi prende più voti”. Ma ci sarà anche CasaPound, rinfocolando le accuse di fascismo cui Salvini risponde così: “Già mettono le mani avanti, dicono che siamo fascisti razzisti, nazisti… Ma domani ci saranno mamme e papà, operai e poliziotti, e gli italiani che non vogliono essere spennati”. E che Salvini si senta leader del centrodestra, lo dimostra anche la polemica sul simbolo leghista a dominare il palco, quell’Alberto da Giussano che irrita in particolare FdI: “Doveva essere la manifestazione di tutti”, lamenta Meloni.
Ma a far premio su tutto, è la volontà di incrinare un governo che attravera un momento critico: la manifestazione cade proprio nel mezzo di un duro scontro sulla manovra, con ultimatum contrapposti, richiesta di vertici di maggioranza, intese che ancora non si raggiungono. E allora il leader della Lega calca la mano: “Al governo ci sono scemo e più scemo. Mettono le tasse, poi gli italiani se ne accorgono e cercano di tornare indietro. Stanno massacrando le partite Iva e i piccoli artigiani ma noi daremo battaglia: la piazza di domani è la piazza degli italiani che non vogliono essere spennati per l’ennesima volta. Hanno detto che facevano il governo per togliere l’Iva, tagliare le tasse, il cuneo fiscale, dare gli asili nido gratis, è sparito tutto. Dopo un mese di governo stanno dimostrando tutta la loro incapacità e la loro fame di poltrone”.
E in uno slogan racchiude i due temi forti della sua propaganda: “Porti aperti e tasche vuote: questa è la sintesi di un mese di governo. Tasse, manette e cazzate: togliere il voto agli anziani, tornare alla Fornero, massacrare partite Iva e artigiani”, dice in una diretta Facebook durante un sopralluogo in piazza San Giovanni. Luogo simbolico, e il leader leghista – all’assalto delle Regioni del Centro Italia storicamente governate dalla sinistra – fa capire perché l’ha scelta: “Mi dicevano che ero matto, piazza San Giovanni, la piazza storica della sinistra, la più grande di Roma, che in passato solo la sinistra riempiva… oggi ci siamo noi perché in mezzo a operai, studenti, artigiani, mamme in cerca di lavoro, ci siamo noi. Nelle sedi del Pd e nella Leopolda finanziata dai salotti buoni ci sono più banchieri che operai, vicino agli operai e ai cassintegrati ci siamo noi, non ci sono quelli del Pd”. Dunque la piazza che riunisce il centrodestra, e già domenica prossima il voto in Umbria. E nei mesi successivi, l’Emilia Romagna e le altre Regioni: “Ci stiamo preparando a tornare al governo dalla porta principale. Ci vorrà un mese, sei mesi, ma torneremo”, è la convinzione di Salvini. Che intanto continua a picconare la giunta Capitolina e quella del Lazio: “Speriamo che presto si torni a votare per cambiare tre amministratori di sinistra uno peggio dell’altro: Conte, Zingaretti e Raggi”.