Salvini tira dritto, dopo il referendum elezioni e io premier. E la Meloni esulta per Trump
LA VOCE LEGHISTA Mancano tre settimane al referendum e il centrodestra sembra gia’ pronto a dividersi al suo interno video
Mancano tre settimane al referendum costituzionale e il centrodestra sembra gia’ pronto a dividersi le spoglie dei perdenti, e a dividersi al proprio interno. Stefano Parisi compie 60 anni e raduna i moderati a Padova; Matteo Salvini chiama a raccolta a Firenze – luogo non scelto a caso – la destra trumpista fresca di vittoria, in America. A scanso di equivoci il leader leghista lancia la sua opa sull’intera compagine, perche’ “non c’e’ piu’ tempo da perdere” e “se me lo chiedono sono pronto” a fare il candidato premier. In altre parole, inizia da oggi la “lunga marcia” di Salvini per Palazzo Chigi: contro il “Matteo sbagliato” e nonostante qualche segnale di non perfetto entusiasmo da parte di Silvio Berlusconi, il quale chiede semmai unita’ tra le due anime. E sottolinea, il leader di Forza Italia, la cosa su cui tutti sono d’accordo, e cioe’ che passata la consultazione popolare “si dovra’ andare alle urne, con una legge elettorale ragionevole e possibilmente condivisa, e dare il via ad un vero percorso di riforme”.
Andare alle urne, ma con con i rapporti di forza interni alla compagine molto diversi da quelli degli ultimi anni, replica Salvini godendosi una piazza Santa Croce piena di oltre 10.000 manifestanti. Quanto a Berlusconi, “oggi mi interessa la tanta gente che c’e’ qua e che arriva da Reggio Calabria e da Cuneo. Chi non c’e’ fa la sua scelta”. E Berlusconi e’ tra quelli che a Firenze non si sono presentati. Berlusconi, da parte sua, scrive da casa a “Magawatt”, la convetion di Parisi: “Sono convinto che incontri come questi siano molto importanti per noi: il futuro non solo di Forza Italia, ma dell’area liberale alternativa alla sinistra, sta proprio nella capacita’ di riavvicinare alla politica i tanti che se ne sono allontanati e i tanti che se ne tengono distanti”. Sulla questione leadership e candidatura a Palazzo Chigi nemmeno una parola, tantomeno su Salvini.
Giorgia Meloni, nel frattempo, esulta ancora per la vittoria di Donald Trump, foriera a suo dire di grandi guai per le riforme renziane, e chiede entro la fine di dicembre primarie per il centrodestra. L’obiettivo, anche secondo lei, sono elezioni politiche senza se e senza ma. E soprattutto senza indugio. Ma l’automatismo e’ assicurato? In effetti il processo di avvicinamento alle urne ha i suoi passaggi: dimissioni del governo e, eventualmente, scioglimento anticipato delle camere. Su questo e sui tempi (in caso di riforma dell’Italicum potrebbero allungarsi ben oltre le speranze di Meloni e Salvini) bisogna considerare anche un altro fattore: il Quirinale. Che, come vuole la Costituzione eventualmente rimasta al testo del 1948, puo’ fare molte cose. Salvini, forte della folla di Santa Croce, mette le mani avanti: “Se vince il no, si vota. Scelgono i cittadini, non Mattarella. Chi e’ Mattarella?”.