Politica

Salvini vuole pre-incarico, Di Maio invece le urne

Nessun governo istituzionale, il segretario della Lega Matteo Salvini, reduce dalla vittoria del Carroccio in Friuli Venezia Giulia, insiste nel chiedere il preincarico e mette paletti: non si ragiona con il Pd, semmai e “fino all’ultimo” con i Cinquestelle “altrimenti c’è il voto”. In Forza Italia si accarezza da giorni l’idea del pre-incarico a Salvini ma per un governo di centrodestra che vada poi a cercarsi i voti in Parlamento. Intanto Luigi Di Maio, dopo la chiusura totale di Matteo Renzi a un sostegno a un governo con i Cinquestelle – posizione che divide e agita il dibattito dentro i Dem in vista della Direzione di domani, fissata per le 15.30 -, invoca le urne “il prima possibile”, anche a giugno. Finestra temporale che per il Colle non esiste come del resto le urne anticipate, a pochi mesi dal 4 marzo, restano per Mattarella un’ipotesi remota. Meglio un governo di tregua che faccia le cose necessarie al Paese – compresa la gestione degli appuntamenti internazionali delle prossime settimane – e tornare a votare nel 2019. Nella Lega il neo governatore del Friuli Venezia Giulia, eletto con il 57% dei consensi, spera ancora nel “forno delle responsabilità” e in un “riavvio della trattativa di tutto il centrodestra con il M5s”. Ovviamente “senza veti”, altrimenti “l’unica strada è il voto dopo aver cambiato la legge elettorale”. Posizione, questa, sulla quale concordano altri due esponenti di rilievo della Lega, Giancarlo Giorgetti e Roberto Maroni.

E’ il primo ad assicurare che a Salvini non piacciono “soluzioni incollate con lo scotch, come trovare di volta in volta 40-50 parlamentari, per permettere di sopravvivere giorno per giorno”. Un’idea in campo non smentita da Giorgetti e sostenuta da giorni da Maroni è un governo breve anche con M5s che serva a modificare la legge elettorale per poi tornare al voto. Anche per il portavoce unico dei gruppi di Forza Italia alla Camera e al Senato Giorgio Mulè “è irresponsabile il monito di chi evoca un ritorno alle urne. Si sa già che con questa legge elettorale nessuna forza avrebbe una maggioranza parlamentare. Sarebbe il fallimento di una politica incapace di mediare nell’interesse del Paese”. E il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha approfittato della celebrazione del Primo maggio al Quirinale per chiedere ai partiti di mettere da parte gli interessi di parte per il bene degli italiani: “Non mancano difficoltà nel nostro cammino, tuttavia dove c’è il senso di un destino da condividere, dove si riesce ancora a distinguere il bene comune dai molteplici interessi di parte – ha avvertito il presidente – il Paese può andare incontro con fiducia al proprio domani”. Dopodomani, passata anche la direzione del Pd, il capo dello Stato riprenderà in mano la situazione cercando di nuovo di trovare uno sbocco allo stallo che dura quasi da sessanta giorni.

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