Il governo del premier socialista socialista Pedro Sanchez, in difficoltà nel fare approvare la legge di bilancio, non esclude più l’ipotesi di un ricorso alle elezioni politiche anticipate, contrariamente a quando sostenuto sino ad oggi. Interrogato sulla questione, il ministro dei Trasporti José Luis Abalos, considerato molto vicino a Sanchez, ha detto che “certo, non possiamo escludere niente”, pur precisando che “non è il caso di spingersi troppo avanti. C’è ancora molto tempo da qui a maggio”, ovvero alla data del 26 maggio in cui si terranno le elezioni regionali, amministrative ed europee.
Unico governo dal ritorno della democrazia ad essere arrivato al potere sulla scia di una mozione di sfiducia, nel giugno scorso, l’esecutivo socialista per poter far approvare la legge di bilancio deve contare non solo sull’appoggio della sinistra radicale di Podemos, ma anche su quello dei nazionalisti ed indipendentisti baschi e catalani, dato che il Psoe conta appena su 84 deputati du 350. Fino ad oggi Sanchez aveva ribadito la volontà di andare avanti fino alla fine della legislatura, nel 2020, se necessario prorogando per decreto la legge di bilancio dell’anno precedente come già aveva fatto il suo predecessore, il conservatore Mariano Rajoy.
Il ritiro del sostegno catalano, in mancanza di qualsiasi gesto distensivo – specie riguardo ai leader indipendentisti ancora in carcere preventivo – obbligherebbe tuttavia Sanchez a governare a colpi di decreto su qualunque cosa, di fronte ad una destra in preda a grandi rivalità interne, ma unita dalla volontà di tornare il più presto possibile alle urne. Il voto anticipato in tal modo rappresenterebbe una soluzione che permetterebbe a Sanchez sfruttare “l’effetto Moncloa” che ha visto i socialisti tornare il primo partito nei sondaggi. E possibilmente anche il buon risultato delle elezioni regionali andaluse: per il voto del 2 dicembre è ampiamente favorita la socialista Susana Diaz.
Inoltre, un buon risultato alle urne permetterebbe a Sanchez o di affrancarsi dalla necessità del sostegno catalano e basco. O comunque di avere una maggioranza relativa sufficiente da legittimare qualsiasi decisione anche polemica possa prendere in merito alla questione catalana – ad esempio un indulto o una grazia per i leader indipendentisti qualora questi venissero condannati – che in questo momento rappresenterebbe un suicidio politico. Di contro, un simile risultato non è affatto garantito: le ultime rilevazioni danno sì un aumento del Psoe, ma a spese soprattutto dei nemici/amici di Unidos Podemos. Dunque il peso totale della sinistra rimarrebbe sostanzialmente invariato, con i socialisti ben lontani dalla maggioranza assoluta in solitario. Anche nel miglior scenario possibile sarebbero quindi obbligati a cercare l’appoggio non solo di Unidos Podemos ma anche basco e catalano: anche se in questo caso, si ritroverebbe forse con qualche moneta di scambio più accettabile da Barcellona.