Sanità a due velocità: solo 13 regioni sopra la sufficienza, Calabria fanalino di coda
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Il Servizio sanitario nazionale italiano continua a mostrare luci e ombre, con un divario sempre più marcato tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Secondo il rapporto definitivo del Sistema di Garanzia 2023 del ministero della Salute, che valuta i Livelli essenziali di assistenza (Lea) – ossia le prestazioni sanitarie che dovrebbero essere garantite a tutti i cittadini – solo 13 regioni superano la sufficienza in tutte e tre le macroaree di monitoraggio: Prevenzione, Distrettuale e Ospedaliera. Otto regioni, invece, risultano insufficienti in almeno uno di questi ambiti, confermando un’Italia spaccata in due in tema di sanità pubblica.
Veneto al top, Calabria in fondo
A guidare la graduatoria è il Veneto, che con 288 punti scalza l’Emilia-Romagna (278 punti) dal primo posto, dimostrando un’eccellenza trasversale nei tre settori valutati. Seguono Toscana (286 punti), Provincia Autonoma di Trento (278 punti) e Piemonte (270 punti), tutte regioni del Nord che occupano stabilmente le prime posizioni. In fondo alla classifica, invece, spicca la Calabria, maglia nera con appena 150 punti, preceduta da Valle d’Aosta (162), Sicilia (173), Abruzzo (182) e Basilicata (189). Un dato che evidenzia come, ad eccezione dell’Abruzzo, le regioni con le performance peggiori siano tutte nel Sud Italia.
Tra le sorprese del rapporto c’è il calo della Lombardia, che esce dalla top five pur mantenendo la sufficienza in tutte le aree, e il tredicesimo posto del Lazio, che si posiziona tra le regioni “promosse” ma senza eccellere. Le 13 regioni che superano la soglia minima in tutte le macroaree sono Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna.
Le bocciature
Otto regioni non raggiungono la sufficienza in almeno una delle tre macroaree. Tra queste, quattro sono bocciate in due ambiti: Valle d’Aosta (Distrettuale e Ospedaliera), Abruzzo, Calabria e Sicilia (Prevenzione e Distrettuale). Altre quattro falliscono in una sola area: Provincia Autonoma di Bolzano, Liguria e Molise risultano insufficienti in Prevenzione, mentre la Basilicata inciampa nell’area Distrettuale.
Il rapporto evidenzia un trend preoccupante: se l’area ospedaliera registra un miglioramento complessivo, l’assistenza distrettuale e la prevenzione continuano a perdere terreno. In particolare, l’assistenza sul territorio appare sempre più fragile, con interventi come le Case di Comunità e gli ospedali di Comunità – previsti per rafforzare la sanità locale – ancora lontani da una piena attuazione.
Nord virtuoso, Sud in affanno
I numeri del rapporto confermano un Servizio sanitario nazionale a due velocità. Le prime sei posizioni sono monopolizzate dal Nord, con il Veneto che si distingue come modello di efficienza. Al contrario, le regioni del Sud arrancano, con la Calabria che si conferma il fanalino di coda e un divario sempre più ampio rispetto alle performance del Settentrione. Questo squilibrio riflette non solo differenze strutturali e organizzative, ma anche una cronica difficoltà nel garantire standard uniformi su tutto il territorio nazionale.
Il rapporto del ministero della Salute mette in luce la necessità di un intervento urgente per invertire il declino dell’assistenza territoriale e della prevenzione, aree cruciali per la salute dei cittadini e per alleggerire il carico sugli ospedali. Se il miglioramento dell’area ospedaliera è un segnale positivo, il deterioramento delle altre due macroaree rischia di compromettere l’equità e l’universalità del sistema sanitario italiano. La sfida, ora, è colmare il gap tra le regioni, portando le eccellenze del Nord come esempio per un rilancio della sanità anche al Sud.