Donald Trump si prepara a smantellare un altro pezzetto dell’eredità politica di Barack Obama. Il 45esimo presidente americano vuole bloccare a tempo indefinito l’ingresso negli Stati Uniti di rifugiati siriani, cosa su cui il suo predecessore aveva spinto l’acceleratore sul finire del secondo e ultimo mandato. Dopo avere iniziato a smontare la riforma sanitaria, ad avere ritirato gli Usa all’accordo di libero scambio con 11 Paesi che si affacciano sul Pacifico (la Trans Pacific Partnership), ad avere spianato la strada per la costruzione di due oleodotti controversi (Keystone XL e Dakota Access) e dopo avere annunciato la costruzione del muro lungo il confine con il Messico, Trump si prepara a rivoluzionare la politica sul fronte dei rifugiati e sul coinvolgimento di Washington nella guerra in Siria. Secondo il New York Times, oggi il neo Commander in Chief dovrebbe firmare un ordine esecutivo che fermerà per 120 giorni le operazioni di accoglienza dei rifugiati in arrivo non solo dalla Siria ma anche da Iraq, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen.
MUSULMANI Durante quel periodo saranno condotte indagini e approfondimenti sulle procedure di screening, che Obama ha sempre difeso perché molto stringenti. Passati questi tre mesi, il programma è destinato a essere decisamente ridimensionato: i rifugiati che nell’anno fiscale 2017 – iniziato l’1 ottobre 2016 – potranno trovare una casa nella prima economia al mondo passeranno a 50mila da 110mila. Le indiscrezioni sono arrivate nel giorno in cui Trump ha firmato un ordine esecutivo per la costruzione di un muro lungo il confine con il Messico, una promessa fatta in campagna elettorale per mettere un freno agli ingressi illeciti in Usa di migranti. Il presunto ordine esecutivo in arrivo sui rifugiati è in linea con la messa al bando dell’arrivo su suolo americano di musulmani; il testo del provvedimento però – visto dal New York Times – non prende di mira una religione in particolare. Il linguaggio potrebbe cambiare ma sembra comunque che Trump voglia ordinare al dipartimento di Stato e a quello della Sicurezza interna di dare la priorità alle minoranze religiose, di fatto garantendo ai cristiani che vivono in Paesi musulmani un canale privilegiato per trasferirsi in Usa.
NO FLY ZONE “Al fine di proteggere gli americani”, recita l’ordine esecutivo, “dobbiamo garantire che chi è ammesso in questo Paese non abbia un atteggiamento ostile verso la nostra nazione e i suoi principi fondanti”. Ecco perché per il momento, ammettere chiunque arrivi da Siria, Iraq, Iran, Libia, Sudan, Somalia o Yemen è “dannoso per gli interessi degli Stati Uniti”. In un altro ordine esecutivo, scrive il Wall Street Journal, Trump preparerebbe il terreno per un aumento dell’impegno militare Usa in Siria. Pare sia pronto un ordine indirizzato al Pentagono e al dipartimento di Stato per mettere a punto un piano che crei “safe zone” per i civili colpiti dalla guerra nella nazione presieduta da Bashar al Assad. Così facendo il miliardario di New York vorrebbe controbilanciare la decisione riguardante l’accoglienza di rifugiati siriani in Usa. Anche su questo fronte, Trump compirebbe un passo che Obama non ha voluto fare resistendo alle pressioni sia del Congresso sia degli alleati in Medio Oriente. Le “no fly zone” richiederanno un impegno militare maggiore non solo per la loro costruzione ma anche per la loro difesa, via terra e aria. Non è tuttavia chiara la definizione di tale aree, dove sorgerebbero (magari in Paesi vicini) e chi le difenderebbe.