Attacco Fdi a Rai su Fedez. Tv di Stato si dissocia dal cantante
Depositata un’interrogazione al Parlamento. “I vertici dell’azienda lascino i loro incarichi”
Se le note stampa sono il termometro delle priorità dei politici, Sanremo e lo “show” di Fedez questa mattina sono stati al centro dei pensieri del partito della premier Giorgia Meloni. Il primo ad attaccare il rapper è il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, cui sono seguite a ruota diverse prese di posizione di senatori e deputati di Fdi. La reazione delle opposizioni arriva a stretto giro tra chi ironizza e chi afferma che “tira vento di Minculpop”. A scatenare il putiferio ‘La Verità’, in un articolo dove si sostiene che l’intervento di Fedez che ha strappato la foto del viceministro Galeazzo Bignami vestito da Hitler, era stato provato qualche ora prima. Per Foti, chi in Rai sapeva deve dimettersi perché il Palco dell’Ariston, ha affermato, “si è trasformato in una tribuna elettorale”.
“In Rai sapevano ma nessuno ha fatto nulla, rendendosi di fatto complici del soliloquio politico di Fedez e del suo attacco ad un viceministro della Repubblica. Chiediamo con fermezza che i vertici di Viale Mazzini spieghino esattamente le dinamiche della vicenda e agiscano di conseguenza con la massima tempestività”. Dall’opposizione, Simona Malpezzi (Pd) affida la sua reazione a un tweet: “È paradossale la richiesta di dimissioni da parte di FdI dei dirigenti Rai responsabili dell’esibizione di Fedez: sul palco non ha detto o mostrato nulla che già non fosse pubblico e risaputo. Fdi intende governare limitando la libertà di espressione? Tira aria di Minculpop”. Poco dopo però rincara la dose il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan: se le ricostruzioni fossero confermate, sottolinea, “ci sarebbero gli estremi perché i vertici dell’azienda radiotelevisiva italiana lasciassero subito i loro incarichi. A chi dirige un ente pubblico così importante non può sfuggire la rilevanza di attacchi personali a esponenti politici, per di più a due giorni da un voto che coinvolge un quarto degli elettori italiani”.
Dal Pd rispondono col sarcasmo: “Nell’ultima settimana – afferma Enrico Borghi – il governo italiano è stato isolato sul fronte economico, politico ed istituzionale in Europa. Su aiuti di Stato, Ucraina e risposta all’Ira americano siamo messi ai margini. Però per il governo dopo i rave, i Pos, le accise ora il problema è il Festival”. Ma a risultare indigeste sono anche le parole di Fedez e degli Articolo 31 sulla legalizzazione della cannabis. Mentre il deputato e presidente di Più Europa Riccardo Magi plaude (“Viva la voglia di parlare di cannabis senza ipocrisia”) e Angelo Bonelli (AvS) invita a non “mettere la museruola agli artisti”, Foti, con un altro comunicato stampa, alza un muro: “Chi dal palco dell’Ariston ha urlato ‘Giorgia legalizzala’ riferendosi alla droga, poteva risparmiarsi la voce. Con il Presidente Meloni al Governo non ci sarà spazio per alcuna legalizzazione delle droghe, tutte parimenti dannose e fonte di dipendenza”.
Il direttore di Rai 1 Stefano Coletta si dissocia da quanto accaduto. “Abbiamo saputo nell’imminenza che Fedez non avrebbe più portato il testo che c’era stato consegnato da giorni”, ha detto, precisando che aveva dato indicazioni “che non ci fossero mai riferimenti politici perché siamo a ridosso di consultazioni elettorali in due Regioni importanti. Se devo rispondere anche di ciò che un artista improvvisa sul palco, lo trovo non civile”. Intanto in Parlamento un’interrogazione sulla Rai era stata già depositata. Lo ricorda lo stesso firmatario, Luciano Ciocchetti, sempre di Fdi: “Ho presentato un’interrogazione dove chiedo non solo di aprire un confronto con le organizzazioni sindacali fortemente preoccupate per il caos organizzativo all’interno dell’azienda ma anche per affrontare le gravi questioni che riguardano la gestione della stessa. Che ci sia qualcosa che all’interno della Rai non vada è ormai di solare evidenza”.