Santanchè alla Camera per sfiducia, Fi-Lega assenti. Governo minimizza

Voto su mozione slitta, ministra tace. Opposizioni: Meloni ricattata

DANIELA SANTANCHE' MINISTRO

Daniela Santanché

L’aula di Montecitorio semivuota di lunedì, quando non sono previste votazioni ma solo discussione generale, è “la norma”, come spiega Fabio Rampelli al termine della seduta che ha presieduto in qualità di vicepresidente della Camera. Ma i banchi completamente vuoti di Forza Italia, Lega e Noi Moderati durante la discussione sulla mozione di sfiducia presentata da M5s – poi sottoscritta anche da Pd e Avs – nei confronti Daniela Santanchè oggi sembrano proprio dare il senso del vuoto creato dalla maggioranza intorno alla ministra del Turismo, a processo per false comunicazioni sociali in merito al caso Visibilia.

Al lato destro dell’emiciclo ci sono solo dodici deputati di Fratelli d’Italia (Antoniozzi, Trancassini, Roscani, Giordano, Amich, Perissa, Sbardella, Lucaselli, tra gli altri), “un drappello di martiri di Fdi che è stato costretto a presentarsi”, li definisce il dem Federico Gianassi. Accanto a Santanchè, nei banchi del governo, i ministri – tutti di Fdi – Luca Ciriani e Nello Musumeci. Nella fila dei sottosegretari Marcello Gemmato, fedelissimo della premier Giorgia Meloni, e Vannia Gava, unica leghista presente. Tailleur color crema, lo stesso indossato ieri alla Bit di Milano dove la ministra si è esibita in una scatenata tarantella, foulard al collo, prima di entrare in aula, Santanchè pranza al ristorante di Montecitorio con i deputati Fdi Gianluca Caramanna, Andrea Mascaretti e Lucrezia Mantovani, figlia di Mario, che quando era vicepresidente della Regione Lombardia venne arrestato e Santanchè, allora in Forza Italia, fu una delle poche a difenderlo strenuamente minacciando addirittura di lasciare il partito di Berlusconi.

La ministra non concede neanche un commento, né prima né dopo la discussione durante la quale intervengono solo deputati di Pd, M5s e Avs, sette in tutto. Alla presenza della segretaria dem Elly Schlein e del leader M5s Giuseppe Conte, tutti chiamano in causa Giorgia Meloni: “Venga a dirci la verità. Va a dire urbi et orbi che non è ricattabile. La domanda è: chi la ricatta? Forse qualche suo collega di maggioranza? Per questo non riesce a pretendere le dimissioni della sua ministra?”, attacca la deputata M5S Vittoria Baldino illustrando la mozione di sfiducia.

Toni Ricciardi del Pd si chiede “perché il ministro Sangiuliano è stato invitato a dimettersi e la stessa cosa non avviene con Santanché. Esistono leve di ricattabilità che la ministra del Turismo può vantare a differenza di Sangiuliano? Meloni è ricattata da Santanché? Non ha forza di pretendere le dimissioni di una ministra che imbarazza il governo, il suo partito e tutte le istituzioni. Sta difendendo l’indifendibile, si tolga dall’imbarazzo e chieda dimissioni di Santanché”. Per Filiberto Zaratti (Avs) “le dimissioni di un ministro come Santanchè sono una necessità, perché la dignità di un Paese coincide con la dignità di un ministro”.

La ministra parla all’orecchio di Musumeci, si fa portare un foglio bianco dai commessi e prende appunti forse in vista della sua replica che ci sarà quando in aula arriverà il momento del voto sulla mozione. Santanchè si è anche informata sul tempo che ha a disposizione per l’intervento. Tutto il tempo di cui ha bisogno, le è stato risposto. Ma il suo silenzio oggi non lascia indifferente l’opposizione. Quando, al termine dell’ultimo intervento, quello del 5 stelle Silvestri, la ministra si alza in piedi e lascia l’aula, i deputati di M5s, Pd e Avs le urlano “Vergogna, vergogna”. Tanto che Rampelli è costretto a richiamarli: “Stiamo scoprendo oggi che ci si può prenotare per la replica nella seduta successiva?”.

Quando sarà la seduta successiva, quella del voto sulla mozione non è ancora chiaro. Difficile, quasi impossibile, in questa settimana, è al punto sette dell’ordine del giorno. La prossima inizierà con il voto di fiducia – che il governo chiederà venerdì – sul decreto Pnrr-emergenze. “Sarà la capigruppo a decidere”, spiega Ciriani “il governo in questa vicenda c’entra relativamente. Una mozione del genere si fa in tre ore. Io non ho problemi, eravamo pronti a farla anche domani. Se non si troverà spazio in questa settimana si può fare anche la prossima“. Sulle assenze il ministro minimizza: “Oggi è lunedì e non c’erano molti in Aula, neanche dall’altra parte”. Una quarantina. “La replica ci sarà il giorno del voto e quel giorno saremo tutti pronti. Se la maggioranza interverrà? Certo, ci sono le dichiarazioni di voto…”.

Santanchè lascia la Camera non appena finita la seduta senza rilasciare dichiarazioni. Il suo stato d’animo lo descrive Musumeci, che in aula le è stato accanto per tutta la discussione: “Non l’ho sentita assolutamente amareggiata, è convinta di essere dalla parte della ragione. Daniela è una cocciuta, una tosta. Io mi auguro che possa davvero dimostrare l’estraneità ai fatti che le contestano, io sono garantista lo sono sempre stato”. Anche Musumeci minimizza le assenze: “Non vedo nessuno scandalo”.