La Cina ha detto sì all’inasprimento delle sanzioni contro la Corea del Nord, il suo alleato nella regione. Non è la prima volta, ma ogni volta è un ulteriore colpo a un rapporto che va sempre più deteriorandosi, man mano che Kim Jong Un procede con i suoi programmi di armamento nucleare e missilistico. E, in questo caso, il messaggio che Pechino ha voluto mandare a Pyongyang è chiaro: siete isolati. Nel Consiglio di sicurezza dell’Onu è stata approvata una risoluzione che pone un tetto alle vendite di petrolio a Pyongyang, vieta le esportazioni di prodotti tessili e forza lavoro dal paese e impedisce che vengano prorogati i contratti di lavoro per i nordcoreani all’estero. Si tratta di misure molto dure, che seguono di nove giorni il sesto test nucleare nordcoreano e di un mese circa il lancio di un missile balistico che ha sorvolato il Giappone. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang ha rilevato stamani che la risoluzione riflette “la posizione unanime” dei membri del Consiglio di sicurezza, organismo nel quale Pechino ha il diritto di veto e non si è fatta problemi in passato per esercitarlo. Nella risoluzione, la Cina ha fatto inserire anche l’impegno a lavorare per una soluzione pacifica attraverso “un accordo pacifico attraverso mezzi diplomatici e politici”. E ha auspicato, per voce di Geng, che “questa risoluzione venga applicata in tutte le sue parti”.
Quella che Pechino ha accettato, insomma, è una soluzione di mediazione, che pone Pyongyang in una situazione d’isolamento, visto che anche la Russia si è unita al voto positivo. D’altronde è noto che il presidente cinese Xi Jinping e il leader nordcoreano Kim Jong Un non si “prendano”. E, mentre Kim ha incontrato Vladimir Putin dopo essere diventato numero uno del regime nordcoreano, lo stesso non ha fatto con Xi. Il tema del fronte unito per fermare le ambizioni nucleari di Kim è leit-motiv della comunicazione cinese nelle ore seguenti il voto. “La risoluzione rappresenta la posizione unita e la volontà dei membri del Consiglio di sicurezza e della comunità internazionale di sanzionare la Corea del Nord a questo punto”, si legge in un editoriale pubblicato dal Global Times, una testata del Partito comunista cinese. Questo è il motivo per il quale la risoluzione inizialmente presentata dagli americani, che prevedeva il blocco totale delle forniture di petrolio, non è stata accolta ed è iniziato un lavoro di limatura che ha portato infine alla risoluzione votata oggi. La richiesta originaria Usa “sarebbe stata contro la volontà della comunità internazionale e avrebbe distrutto l’unità internazionale rispetto di fronte alla questione di Pyongyang”.
La comunità internazionale, continua il Global Times, “non accetterà in alcun modo Pyongyang come uno stato nucleare e le continuate provocazioni nucleari e missilistiche non faranno altro che danneggiare ulteriormente il paese”. In questo senso, chiarisce ancora l’articolo perché in Corea del Nord non si facciano troppe illusioni, “le sanzioni Onu saranno efficaci, nessun paese prenderà le distanze dalla comunità internazionale nel lungo termine, o sacrificherà il suo sviluppo sociale”. Questa posizione non vuol dire insomma che Pechino abbandona la sua posizione tradizionale – una soluzione pacifica negoziata per la denuclearizzazione della Penisola coreana – ma anzi punta a darle concretezza ed esigibilità nei confronti di tutti. “Abbiamo fatto appello alle parti in questione affinché lavorino con la Cina a spingere per il dialogo e i negoziati e affinché facciano sforzi congiunti per realizzare la pace e la stabilità nella Penisola”, ha affermato Geng. In questo senso, il messaggio cinese agli Stati uniti è altrettanto chiaro: “Gli Usa e la Corea del Sud – scrive il Global Times – devono fare di più per alleggerire le ansie che la Corea del Sud ha rispetto alla sua sicurezza”.